di Fabio Ceccarini
Ricorre
quest’anno il 120° anniversario della morte di Galileo Nicolini, un giovane religioso
passionista che la Chiesa cattolica ricorda come venerabile Servo di Dio, nato
a Capranica il 17 giugno 1882 e morto nel convento di Monte Argentario il 13
maggio 1897. Vista la ricorrenza “tonda”, in termini di anni - appena passata
lo scorso mese di maggio - ci sembra giusto e doveroso ricordarne la figura,
tenuto conto di ciò che per Capranica rappresenta questo ragazzo, novizio
passionista, al quale è dedicato l’Istituto Comprensivo Statale.
Fig. 1 -
Casa natale in vicolo Forno di Mezzo
Galileo
Nicolini nasce a Capranica da Luigi e Loreta Lucciola, in una casa in Vicolo
del Forno di Mezzo. Deve il suo nome al padre Luigi, di tendenze liberali, che
glielo impone in onore del grande scienziato pisano. Nonostante le simpatie
politiche paterne, l’ambiente familiare in cui cresce è religioso e devoto, e
fa da terreno fertile alla sua futura vocazione. A questa contribuiscono
innanzitutto gli insegnamenti ricevuti dalla madre Loreta, che lo inizia alle
elementari devozioni, e da Colomba Biani, detta “la monica santa”, una pia
donna che, lasciata la vita monastica per motivi di salute, accoglie il piccolo
Galileo insieme ad altri bambini nell’asilo che ha organizzato a Capranica, un
po’ per vocazione e un po’ per motivi di sopravvivenza. Ma è la cugina Amabile,
di dieci anni più grande, che contribuisce decisamente a dare a Galileo una
solida e profonda formazione spirituale. Tanto che la mamma Loreta ricorderà
che “nella educazione religiosa fece più da madre a Galileo Amabile, che io
stessa” (A. Spina, Galileo Nicolini, Roma 1982, p. 8). E’ Amabile
che parla spessissimo a Galileo di Gesù e che si assume il compito di
prepararlo a ricevere la prima Comunione. E’ Amabile che educa il piccolo Galileo
alla preghiera e alla riflessione. E’ Amabile che infonde nell’animo del
cuginetto una profonda devozione alla Madonna Immacolata e che compone per lui,
come si legge nella Positio super
virtutibus, un “libretto ascetico” allo scopo di aiutarlo ad avvicinarsi
alle pratiche di perfezione dell’animo e dello spirito. All’età di cinque anni,
nel 1887, Galileo viene avviato a frequentare la scuola elementare privata
fondata appena l’anno prima dal padre francescano conventuale Pacifico
Paolozzi, nominato dal Comune di Capranica cappellano della chiesa e del
Convento di San Francesco. Tuttavia, come
prescrivevano le leggi in vigore a quell’epoca, Galileo viene iscritto anche
alla scuola statale per ottenere la licenza di terza elementare.
Fig. 2 - La classe elementare di Galileo (il secondo seduto, da destra)
Fig. 3 - Il diploma elementare di Galileo
Durante gli
anni della scuola, il comportamento di Galileo non passa inosservato agli occhi
non solo dei suoi maestri – padre Paolozzi ne rimane affascinato per la sua “diligenza e assennatezza” – ma anche dei
suoi stessi compaesani. Nella Positio
sono raccolte numerose testimonianze tra cui quella del sagrestano della chiesa
di Santa Maria, che non può fare a meno di notare il suo raccoglimento durante
la sua partecipazione alla pratiche delle Quarant’ore, o dei fratelli
dell’Arciconfraternita della Madonna delle Grazie, che spesso lo vedono insieme
a loro, pur piccolissimo, a recitare l’Ufficio mariano. E questo suo modo di
essere non passa inosservato neppure tra i suoi coetanei, che cominciano a
vezzeggiarlo con soprannomi come ’u painetto,
l’occhialo’, l’avvocato. Accanto alla figura di padre Paolozzi, si affianca il
padre guardiano del Convento di Sant’Isidoro alla Madonna del Piano, padre
Bonaventura Aherm, che diventa il confessore di Galileo. Nel 1893, Galileo
viene presentato da padre Paolozzi al Regio Ginnasio di Viterbo per sostenere
gli esami di ammissione alla IV ginnasiale. Superata la prova nel mese di
ottobre dello stesso anno, continua la preparazione al sacramento
dell'Eucaristia, sotto la catechesi di padre Aherm. Per la preparazione al
sacramento, padre Aherm lo affida ai Padri passionisti del convento di
Sant'Angelo sul Monte Fogliano, a Vetralla.
Fig. 4 - Il ritiro di Sant'Angelo, sul Monte Fogliano (Vetralla), in una cartolina dell'anno 1900
E’ qui, in una breve esperienza di
dieci giorni che lo segna profondamente, che Galileo sente la chiamata alla
vita religiosa passionista. Il 16 agosto 1894, mentre a Capranica si festeggia
la tradizionale festa in onore di San Rocco, Galileo sale a Sant’Angelo per condividere
pienamente la vita dei passionisti del convento. Al termine dell’esperienza, il
26 agosto, Galileo riceve il sacramento della prima comunione durante una messa
solenne a cui assiste anche la cara cugina Amabile. Una messa durante cui
Galileo, come riferiscono i testimoni, partecipa con atteggiamento assorto ed
estatico, segno di una forte esperienza mistica. L’esperienza a Sant’Angelo
segna a tal punto lo spirito di Galileo che nelle domeniche dell'inverno
successivo, dopo essersi confessato dal padre Bonaventura Aherm, si costringe ad
alzarsi alle tre del mattino e a percorrere a piedi o sul dorso di un asinello,
nel freddo pungente, i circa 10 km che separano Capranica dal convento, per ascoltare
la santa messa e ricevere il sacramento dell'Eucaristia. Due mesi dopo aver
ricevuto la prima Comunione, decide quindi di manifestare la sua vocazione alla
madre, la quale commenterà: “fu un fulmine a ciel sereno, cercai di
prenderla in riso, ma egli diceva sul serio”. (A. Spina, cit. p.
19). Ma ben più forte di quella materna è l'opposizione del padre e dello zio
Vincenzo, assai poco praticanti, a cui Luigi chiede aiuto affinché persuada il
nipote a desistere. Luigi arriva persino a minacciare il figlio di non
accoglierlo più in casa nel caso fosse partito, e a togliergli la parola e il
saluto. Ma Galileo, che si affida con tutto sé stesso all’intercessione della
Madonna di Pompei, non si scoraggia e finalmente il braccio di ferro con il
padre si conclude a suo favore. Tutto questo si traduce però in un deperimento
nel fisico e nella salute, a cui si aggiunge ben presto la sofferenza per la dolorosa
morte della cugina Amabile (17 gennaio 1895), alla quale resta accanto durante
la malattia, prestandole tutti i servizi che può e confortandola con letture
spirituali. Alla fine dell’inverno, dopo essersi recato in pellegrinaggio a
Castel Sant’Elia per ringraziare la Madonna ad
rupes, il 5 marzo del 1895, accompagnato dalla madre e da una zia, Galileo entra
finalmente tra i passionisti del Convento di Sant’Angelo, da dove viene trasferito,
qualche giorno dopo, nel seminario di Rocca di Papa. Qui, grazie alla buona
preparazione scolastica ricevuta a Capranica da padre Paolozzi che, come
abbiamo visto, lo aveva preparato agli esami di quarta ginnasio, Galileo si
distingue tra i migliori e il direttore dell’Istituto lo descrive come un
ragazzo di “…simpatiche fattezze, ingegno
precoce, cuore affettuoso, carattere gioviale e amabile”. Contemporaneamente
alla sua crescita spirituale, a Rocca di Papa Galileo cresce velocemente anche
nel corpo tanto da informare la madre, in una sua lettera, che “…ho parecchio appetito. Io sono diventato più
alto, così i pantaloni che mi avete mandato essendo divenuti piccoli e corti,
ho dovuto smetterli, e il p. direttore me ne ha procurato un altro paio nuovi.
Quindi essendoci un giorno recati a Grotta Ferrata, nel mulino Basilischi, ed
essendoci misurati, con grande meraviglia vidi di essere cresciuto (incredibile
a dirsi) 10 chili”. Dall’alunnato di Rocca di Papa, a poco più di un anno
dal suo arrivo, il 25 aprile 1896 Galileo passa al Ritiro dell’Angelo, nei
pressi di Lucca, per iniziare il noviziato, che affronta subito con “fervore raddoppiato”.
Fig. 5 -Il Ritiro dell'Angelo, presso Lucca
Qui è destinato a
vivere, nell’autunno dello stesso anno, un periodo di raffreddamento
spirituale. E’ questo un periodo in cui, come ricorderà poi padre Nazzareno
dell’Immacolata (Nazzareno Santolini), maestro dei novizi, “fu sottoposto alla prova degli scrupoli…”,
tormenti che gli sorgono dal profondo dell’animo, fino a devastargli la
tranquillità e che non lo abbandonano più sino alla morte (A. Spina, cit.,
p. 44). Agli inizi del 1897, Galileo comincia a soffrire di un ostinato
raffreddore – così almeno viene giudicato – che gli rende difficile tenere il
passo dei compagni nelle passeggiate in montagna. Il 14 febbraio, il padre provinciale
Pietro Paolo dell’Addolorata, durante la sua visita al noviziato, trova che
Galileo si trovi in perfetto stato di salute e di ottimo aspetto. Tuttavia,
appena un paio di settimane dopo, il 27 febbraio 1897, mentre si avvicina al
coro per recitare le ore, Galileo viene colto da malore con tosse ed emottisi,
segno inequivocabile di tisi polmonare. Dopo una seconda grave crisi, che si
ripete circa un mese dopo, il 25 marzo, viene presa la decisione di trasferirlo
per “fargli cambiare aria”, come
usava a quei tempi come rimedio contro la tubercolosi. Il 30 aprile 1897, appena
le sue condizioni di salute lo consentono, viene trasferito così al convento
sul Monte Argentario con la speranza che l’aria buona gli giovi alla salute.
Fig. 6-7 - Il Santuario della Presentazione di Maria al Tempio all'Argentario, Convento dei padri Passionisti. Sopra: facciata e Santuario; Sotto: veduta del convento
Fig. 8 - Un ritratto di Galileo Nicolini all'interno del Santuario
Ma
pochi giorni di permanenza sull’Argentario sono sufficienti a vedere la salute
di Galileo peggiorare rapidamente. Ai primi di maggio riceve la visita della
madre Loreta e della zia Mariantonia, che salgono sull’Argentario con l’intento
di riportare Galileo a Capranica, ma che si scontrano col fermo rifiuto del
ragazzo. Il 10 maggio alle ore 18,00 gli viene portato il viatico. Il giorno
successivo, di primo mattino, Galileo viene ammesso a pronunciare i quattro
voti dei Passionisti (povertà, castità obbedienza, zelo di promuovere l’amore a
Gesù sofferente), in una cerimonia semplice che infonde nel suo cuore una gioia
indicibile. Ma l’epilogo è alle porte, e alle tre del mattino del 13 maggio
1897, dopo una violenta crisi di tosse, Galileo muore con lo sguardo fisso
sulla Madonna di Pompei, circondato dalle amorevoli cure dei frati passionisti.
Viene sepolto in un primo momento a Porto Santo Stefano. Nel 1921 si apre il
processo canonico per la causa di beatificazione. Riconosciute le virtù
eroiche, Giovanni Paolo II lo dichiara venerabile il 27 novembre 1981. Le sue
reliquie sono custodite nella chiesa della Presentazione, sul Monte Argentario,
in un’artistica urna in bronzo opera del passionista padre Tito Amodei.
Fig. 9 - L'urna contenente le spoglie di Galileo Nicolini, all'Argentario, opera di padre Tito Amodei
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