di Carlo Maria D'Orazi
(Presidente del Centro Ricerche e Studi di Capranica)
Per quanto riguarda i Castaldi abbiamo trovato indicati tre Castaldi nei documenti notarili di Capranica il primo, cronologicamente, è Giovanni di Nucciolo chiamato spesso Giovanni di Vico[1] che troviamo documentato come castaldo fra il 10 gennaio 1384 e il 22 agosto 1386, il secondo è un certo Jacobo di Vozichello[2] che troviamo attestato a partire dal 7 agosto 1384 e che si è inserito fra due mandati di Giovanni di Vico, il terzo è un certo Rollando[3] (sic) che troviamo menzionato in alcuni atti del 1389.
Il Castaldo – a differenza del Viceconte che amministrava la rocca e i beni della famiglia degli Anguillara del castro di Capranica e anche, probabilmente, i beni della famiglia in tutti i feudi di pertinenza dei Conti degli Anguillara del ramo di Capranica[4] – amministrava i beni pubblici della comunità di Capranica – come case, poderi e fattorie – e, quasi sicuramente, esisteva un Castaldo anche negli altri feudi degli Anguillara[5] inoltre, per quanto riguarda la sua durata in carica, vale lo stesso discorso fatto per la figura del Viceconte.
Dagli atti notarili è emerso anche il nome di un fattore dei Conti Francesco e Nicola degli Anguillara e si tratta di Jacobo del fu Paltonerio o anche Jacobo Paltoneri ed era del castro di Bassano Romano, cittadina a circa 10 chilometri da Capranica.
Il fattore degli Anguillara era messo a capo di una o più aziende agricole di proprietà di questa nobile famiglia capranichese originaria di Anguillara Sabazia.
L’atto è del 25 dicembre 1378 e dice testualmente, dopo l’indicazione della data in modo solenne: Jacobus olim Paltonerij de castro Vassanj ut factor Magnificorum Virorum Francisci et Nicolaj Comitum Anguillarie, l’atto è incompleto manca, difatti, l’oggetto del rogito e l’indicazione di dove esso sia stato concluso e i nomi dei testimoni[6].
Per quanto riguarda gli amici dei due Conti Francesco e Nicola degli Anguillara, gli atti notarili ci hanno trasmesso la memoria di alcuni di loro.
Innanzi tutto ricordiamo Orso del fu Blasiolo o anche Orso Blasioli del castro di Barbarano, cittadina a 13 chilometri da Capranica, e Rainaldo del fu Pietro o Rainaldo Petri che dagli atti assumono un ruolo rilevante tra gli amici del castro di Capranica dei Conti fratelli gemelli Francesco e Nicola tanto che, a volte, i due Conti delegavano a questi due personaggi la conclusione di determinati contratti in loro vece come difatti emerge da un atto notarile del 30 dicembre 1378 con il quale Orso di Blasiolo e Rainaldo di Pietro affittano, su delega dei due Conti, la fureria militare di Capranica[7], cioè l’ufficio di comando della compagnia di soldati che, molto probabilmente, si trovava all’interno della rocca duecentesca degli Anguillara che, a quanto pare, venne abbattuta alla fine del Quattrocento[8]; sono locatari diverse persone tra cui il notaio di Capranica Ser Pietro Nucci Ziani, Tuccio Santori Pitollo, Pietro Stefani e Clemente di Mastro Barberio; in questo atto Orso di Blasiolo e Rainaldo di Pietro vengono definiti dal notaio Graziano di Pietro familiares dei due fratelli Conti mentre in un altro rogito del 14 aprile 1378 Rainaldo di Pietro viene definito familiare e intimo dei Magnifici Uomini Francesco e Nicola Conti degli Anguillara del castro di Capranica[9].
Inoltre in un atto del notaio Francesco Guerci del 18 febbraio 1384 emerge un altro amico dei due fratelli Conti si tratta di Bartolomeo di Guiglielmo habitator Capralice et familiaris dominorum comitum[10]. Ancora da un rogito del notaio Francesco Guerci del 7 aprile 1384 vengono menzionati il nobile uomo Battista di Cecco Comis della città di Viterbo e Domenico di Ser Pancrazio di Capranica - figlio del notaio e poeta capranichese Ser Pancrazio di Domenico[11] – che vengono definiti familiari dei due fratelli Conti e che sono testimoni dell’importante atto notarile concluso dal Conte Francesco e dal Conte Nicola degli Anguillara nella loggia della rocca di Capranica[12].
Infine in un altro atto del notaio e prete Paolo di Santoro del 19 agosto 1387, rogato nella piazza del castello degli Anguillara a Capranica, sono menzionati tre familiari del Conte Nicola che sono Paolo di Pietro Scaloni, Riccardo di Firenze e ancora Domenico di Ser Pancrazio[13].
In ultimo trattiamo del cantiniere dei Conti Francesco e Nicola degli Anguillara mestiere che esercitava nella cantina della rocca a Capranica.
Di questo personaggio abbiamo rinvenuto fortunatamente, nel giugno 2019, il testamento di due pagine rogato dal notaio Paolo di Santoro il 3 giugno 1388 proprio nella cantina del castello[14].
Il cantiniere si chiamava Petruccio di Cola Landi, dove Lando è il nome del nonno paterno, e sappiamo anche il nome del padre che, chiaramente, si chiamava Cola e il testamento ci dice in apertura che quest’ultimo era originario di Orvieto e presumiamo che anche Petruccio, in gioventù, abbia dimorato con la famiglia a Orvieto prima di intraprendere la sua strada come cantiniere degli Anguillara a Capranica.
Ecco la trascrizione del testamento[15]:
Eodem anno et mense die tertia. In presentia mei notarii et testis subscriptis ad hoc specialiter vocatorum (sic) et rogatorum (sic). Petrucius cellararius Magnifici Viri Francisci Comitis Anguillarie et filius quondam Cole Landi de Urbevetere infirmus corpore sanus tamen pro gratia Hiesu mente et conscientia pura timens cause future mortis et nolens de hoc saeculo intestato decedere idcirco hoc suum nuncupativum testamentum quod jure civilj dicitur sine scriptis in hunc modo et forma facere ordinavit. In primis quod elegit sepulturam sui corporis intus ecclesiam sancte Marie de dicto castro juxta altare sancte Caterine et reliquid jure legati Iacobe filie Parentutij quadam canapinam positam in pomato iuxta suos confines. Item dixit et asseruit debere recipere ab Antonio Caratti causa mutuj quatuor florenos. Item ab Angilello Olivanj causa mutuj I florenum. Item ab Angela uxore Cole Ciotti duos florenos et unam vegetem. Item domina Iohanna ser Cecchi dixit quod tenetur sibi pro pensione cuiusdam sue domuncule in quatuor…..Item Antonius Vulpis causa mutuj I florenum IX soldos et unam quartam granj. Item adsignavit(?) quod Angelino Marchiscianj dare Canuti causa mutuj I quartam granj. Item dixit quod Petrus magistri Barberij tenetur sibi in…..pensione cuiusdam sue domuncule de qua quantitate dixit habuisse de candelis pro curia XXVIII soldos. Item dixit quod Giemma uxore Ricij habuit tres quartas granj de suo quondam granum fieri juxit panem pro anima sua. Item reliquid ecclesie sancte Marie unam suam domunculam iuxta rem heredum Ricij et filiorum Caratti et unum petium prati in Piscatoria iuxta rem heredum Marocchi rem heredum Lurdi. Item dicte ecclesie reliquid unum petium terre positum ad fontanelle iuxta suos confines. In omnibus autem alijs bonis suis mobilibus et immobilibus juribus et actionibus presentibus et futuris dominam Caterinam natam Magnifici Viri quondam Iohannis Comitis Anguillarie et Bactaricium suos ex….. et heredes instituit atque fecit et hec [est] ultima sua voluntas etc cassans etc.
Actum fuit hoc in arce castri Crapalice in cellario praesentibus Antonio Fucij de Monterano, Batista Cecchi, …..Johanne Fate, Antonio Cianchetti, Colutia Brache, Jannuccello Blasiolj et Jacobo Becçachellj(?) de castro Crapalice testibus ad hoc vocatis specialiter et rogatis.
Il testamento ci dice che Petruccio di Cola Landi era infermo nel corpo ma sano di mente per grazia di Gesù e di coscienza pura e che temendo una futura morte non voleva morire intestato, cioè senza fare testamento, perciò questo suo testamento nuncupativo[16], che in diritto civile si dice senza scrittura, ordina di fare in questo modo e forma.
Per prima cosa Petruccio di Cola Landi stabilisce di essere sepolto all’interno della chiesa di S. Maria[17] in Capranica presso l’altare di S. Caterina e inoltre lascia in legato a Iacoba figlia di Parentuzio una parte di una canapina[18] posta in località Pomato (= frutteto).
Poi asserisce che deve ricevere da Antonio di Caratto, a causa di un prestito, quattro fiorini; lo stesso, sempre a causa di un piccolo mutuo, un fiorino da Angilello di Olivano; sempre a causa di un prestito deve avere da Angela moglie di Cola di Ciotto due fiorini e una botte; lo stesso, sempre a causa di un mutuo, Antonio Vulpis deve dare un fiorino e nove soldi e una quarta misura di grano; inoltre Petruccio Landi stabilisce che Pietro di Mastro Barberio può tenere per sé, in pensione, una sua casetta.
Inoltre stabilisce che venga lasciata alla chiesa di S. Maria una sua casetta posta presso la proprietà degli eredi di Riccio e dei figli di Caratto e anche un pezzo di prato posto in località Piscatoria vicino la proprietà degli eredi di Marocco e la proprietà degli eredi di Lurdo; inoltre, sempre alla chiesa di S. Maria, Petruccio di Cola Landi lascia un pezzo di terra posto in località Fontanella.
E infine istituisce la Signora Caterina figlia del fu Giovanni Conte degli Anguillara[19] e un certo Battariccio eredi di tutti gli altri suoi beni mobili e immobili.
L’atto è concluso nella cantina del castello di Capranica e sono presenti come testimoni Antonio Fucci di Monterano, Batista Cecchi, Giovanni Fata, Antonio Cianchetti, Coluzia Braca, Jannuccello Blasioli e Jacobo Bezzachelli(?) del castro di Capranica.
La scoperta di questo testamento porta luce su un personaggio orvietano completamente dimenticato dal trascorrere dei secoli, un personaggio che dimostra di essere un fervente cristiano, visto che istituisce erede di alcuni suoi beni la chiesa di S. Maria in Capranica, e che oltretutto lascia in eredità parte dei suoi beni anche alla Contessa Caterina degli Anguillara dimostrando di essersi affezionato in modo particolare anche ai membri della famiglia degli Anguillara che erano i suoi datori di lavoro. Petruccio di Cola Landi svolse il suo lavoro di cantiniere con competenza alla corte dei Conti di Capranica – castro dove numerose erano le vigne, come emerge dai documenti notarili dell’epoca, e rilevante la produzione del vino – corte alla quale certamente non sarà mancato il vino di Orvieto tra i più rinomati della zona già nel periodo medioevale; Petruccio di Cola Landi, dunque, con la sua attività di cantiniere porta, a distanza di oltre sei secoli, ancor più lustro all’attività vinicola di antica tradizione della città di Orvieto.
[1] Francesco Guerci, prot. 260 cc. 7v/8r, atto in Curia-Domus Juris del 10 gennaio 1384 (nell’atto Giovanni di Vico è uno dei tre testimoni); Francesco Guerci, prot. 260 c. 10v, atto del 17 gennaio 1384; Francesco Guerci, prot. 260 c. 15r, atto del 22 gennaio 1384; Francesco Guerci, prot. 260 c. 15v, nota a fondo pagina in Curia-Domus Juris del 22 agosto 1386. Viene indicato di questo castaldo il nome e il patronimico e la sua provenienza dal castro di Vico sul lago omonimo, a pochi chilometri da Capranica, nel seguente atto: Francesco Guerci, prot. 260 c. 58v, atto del 27 luglio 1384; in questo rogito è indicato anche il nome, molto bello, della moglie “Altadonna”: Altadonna uxor Johannis Nucioli olim de Vico castaldus Capralice…
[2] Francesco Guerci, prot. 260 c. 64v, atto del 7 agosto 1384; Francesco Guerci, prot. 260 c. 67r, atto del 20 agosto 1384.
[3] Graziano di Pietro, prot. 196 c. 53v, atto in Curia-Domus Juris del 5 agosto 1389; Graziano di Pietro, prot. 196 c. 69v, atto in Curia-Domus Juris del 23 settembre 1389; Pietro Nucci Ziani, prot. 282 c. 22v, atto del 22 novembre 1389.
[4] In seguito a dissidi tra Orso I degli Anguillara e il figlio del suo fratello Francesco, Giovanni degli Anguillara, si pervenne a una divisione dei feudi grazie anche all’intervento di Cola di Rienzo il quale divise i beni dei due congiunti nel 1346, dimodoché da questo momento la famiglia dei Conti degli Anguillara si sarebbe divisa tra i Conti del ramo di Anguillara con Orso I e i Conti del ramo di Capranica con Giovanni I. Vedi in prop.: Sora V., I Conti di Anguillara dalla loro origine al 1465, sta in: Archivio della Reale Società Romana di Storia Patria, Vol. 29, Parte 1°, anno 1906, pp. 428-436 e anche Vol. 29, Parte 2°, anno 1907, p. 103.
[5] Che il Castaldo avesse funzioni pubbliche è confermato anche da un atto notarile dove Jacobo di Vozichello è definito publico castaldo dal notaio, cfr. Francesco Guerci, prot. 260 c. 67r, atto del 20 agosto 1384.
[6] Graziano di Pietro, prot. 195 c. 24r, atto del 25 dicembre 1378. L’atto porta la data del 25 dicembre 1379 ma siccome all’epoca i notai facevano cominciare il nuovo anno il 25 dicembre, nascita di Gesù Cristo, e non il 1° gennaio, l’anno effettivo nell’atto, in realtà, era ancora il 1378.
[7] Graziano di Pietro, prot. 195 c. 25r, atto del 30 dicembre 1378.
[8] Lo studioso locale Trento Morera afferma in un suo libro storico su Capranica che il castello fu abbattuto nel 1482 su ordine di Papa Sisto IV della Rovere ma lo studioso non cita nessuna fonte per questa notizia che al momento attuale non può essere confermata, cfr. Morera T., Capranica Cavalcando i Secoli, Tip. Grafica 2000, Ronciglione 2004, pp. 157-158. A questo proposito abbiamo individuato un atto notarile del 1486 concluso nella piazza del castello a Capranica, in base a questo atto sembrerebbe dunque che nel 1486 la rocca fosse ancora in piedi. Cfr.: Giovanni Grassi, prot. 192 c. 85r, atto in platea arcis videlicet ante bancum juris del 29 luglio 1486.
[9] Graziano di Pietro, prot. 195 cc. 18r/19r, atto del 14 aprile 1378 concluso a Bassano Romano.
[10] Francesco Guerci, prot. 260 cc. 25r/v, atto del 18 febbraio 1384.
[11] Chiaramente Domenico di Ser Pancrazio ha assunto il nome del nonno paterno. Sul notaio e poeta Ser Pancrazio di mastro Domenico -che ha rogato con certezza in Capranica dal 1339 al 1383 e di cui si hanno notizie sino al 21 ottobre 1389- vedi: Carboni F. Poesie Liriche del XIV e XV secolo nella Tuscia, sta in: Italia Medioevale e Umanistica, XLI, Editrice Antenore S.r.l., Roma 2000, pp. 139-156. Il prof. Fabio Carboni di Roma, ma originario di Ronciglione (VT), ha individuato negli atti notarili di questo notaio (prot. n° 313) tre poesie d’amore in volgare di Ser Pancrazio di Domenico, databili agli anni ’40 del XIV secolo, che ha pubblicato e commentato nella pubblicazione sopra citata.
[12] Francesco Guerci, prot. 260 cc. 41v/42r, atto del 7 aprile 1384.
[13] Notaio Paolo di Santoro (1379-1391), prot. 311 cc. 32r/v, atto del 19 agosto 1387.
[14] Paolo di Santoro, prot. 311 cc. 83r/v, atto del 3 giugno 1388.
[15] Si ringrazia per la trascrizione il dott. Alberto Porretti di Viterbo già Direttore dell’Archivio di Stato di questa città. Si ringrazia anche lo studioso prof. Giuseppe Giontella di Tuscania per le correzioni e i consigli nella traduzione del testamento.
[16] Si intende per testamento nuncupativo quello in cui il testatore nomina oralmente l’erede ed esprime le sue volontà in presenza di un testimone o di un notaio.
[17] L’antica e bella chiesa romanica di S. Maria, consacrata nel 1103, fu abbattuta sciaguratamente dalla comunità di Capranica nel 1866; la nuova chiesa fu costruita su progetto dell’architetto pontificio Virginio Vespignani e consacrata nel 1886.
[18] Terreno coltivato a canapa.
[19] La Contessa Caterina dovrebbe essere figlia di Giovanni I degli Anguillara, morto nel 1363, capostipite del ramo di Capranica della famiglia degli Anguillara e figlio di Francesco a sua volta fratello di Orso I, Pandolfo III e Imilia.
Per citare questo articolo
D'ORAZI, Carlo Maria, «I dipendenti e gli amici dei Conti Francesco e Nicola degli Anguillara a Capranica alla fine del XIV sec. - 2^ parte», Capranica Storica, 24/04/2020 - URL: https://www.capranicastorica.it/2020/04/i-dipendenti-e-gli-amici-dei-conti_24.html
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