venerdì 22 maggio 2020

Il mistero dell'Aromatarius

di Riccardo Ponzianelli 

Quando ci fermiamo a pensare all’arte, alla storia e all’architettura ci vengono in mente le opere più famose che i grandi artisti rinascimentali e non solo ci hanno lasciato, troppo spesso dimenticando i tesori  nascosti  che sono presenti sul nostro territorio, nella nostra Capranica, che aspettano solo di essere scoperti e raccontati. Tra le tante opere presenti a Capranica propongo oggi delle considerazioni e delle ipotesi riguardo ad un affresco o almeno a quello che rimane di esso che ad oggi è avvolto nel mistero, l’affresco de l’Aromatarius. 

Fig. 1 - L'affresco de "l'Aromatarius", nella chiesa di San Francesco

Quest’opera si trova rappresentata nella chiesa romanica di San Francesco. Non mi soffermerò ora a raccontare la storia (che meriterebbe essere raccontata) di questa chiesa molto antica, basti pensare che la prima citazione a riguardo risale agli anni 1295-1298 (Rationes Decimarum Italiae-Latium,  dove viene menzionata la chiesa che prima era intitolata a San Lorenzo).

L’affresco si trova nella parte centrale della chiesa, dopo l’arco della navata di destra ed è posto sopra un piccolo altare. L'affresco è incavato nel muro, ma purtroppo la sua parte centrale è andata completamente perduta a causa di una nicchia che è stata realizzata dopo.

Ai lati si possono facilmente identificare due Santi:

San Rocco, a sinistra, rappresentato nella sua posa tipica mentre indica le piaghe sulla coscia  guarite dalla malattia delle peste col bastone da pellegrino, dove è appeso il suo cappello (fig. 2).

Fig. 2 - San Rocco
San Sebastiano, a destra, trafitto dalle frecce, con le braccia legate ad una colonna (fig.3).

Fig. 3 - San Sebastiano

Nella parte centrale dell'affresco, anche se è rimasto ben poco, è possibile presuppore la raffigurazione di almeno tre soggetti. Al centro si vede una persona in ginocchio, il committente, forse un religioso, che dal contenuto del cartiglio doveva esercitare l’arte di aromatario. Gli aromatari o speziali nel medioevo erano molto considerati. A Firenze erano una delle sette Arti Maggiori delle corporazioni di arti e mestieri della città. L’aromatario era un commerciante di spezie e aromi, vendeva le candele, i colori per dipingere e colorare i vestiti e preparava pozioni, unguenti e profumi. Tra gli appartenenti a questa corporazione si ricordano Dante Alighieri, Paolo Uccello, Giotto e Masaccio.

Fig. 4 - Particolare del cartiglio

Nel cartiglio, la parola “AROMATARIUS” è preceduta da “F CRINIS”, mentre nella parte inferiore viene indicata una data in numeri romani: “MDXXVI”, 1526 (fig. 4). Prima della F che precede la parola CRINIS, si vede accennata un’altra lettera forse un’altra C o una P.  “CRINIS” potrebbe essere parte del cognome del committente oppure far riferimento alla parola latina CRINON che significa “giglio rosso”. Guardando più attentamente all’interno del cartiglio, sotto le lettere scritte con il colore si possono vedere delle lettere graffite: si distinguono una A tra la I e la N della parola “CRINIS”; una O sotto la S di “CRINIS”; poi subito dopo una M, sotto i caratteri della parola AROMATARIUS; infine, sotto la parola AROMATARIUS si distinguono una R sotto la O, una F tra la A e la T e una T sotto la U. E' plausibile pertanto ipotizzare che inizialmente in quella posizione, fosse stato scritto AROMATARIUS FECIT. Nella riga sotto si notano graffite due X, è quindi probabile che l’autore abbia deciso di spostare i caratteri della data.

Tra San Rocco ed il cartiglio è presente uno stemma: probabilmente indicava la famiglia di appartenenza dell’aromatarius. Lo stemma è composto da due parti; nella parte di sinistra si vedono due rose bianche su sfondo nero divise da una fascia bianca; nella parte di destra si vede parte di un leone rampante rivolto verso le rose; su sfondo rosso si vedono le zampe ed il corpo. Purtroppo non sono ancora riuscito ad associare lo stemma con nessuna famiglia di quel periodo. Magari facendo una ricerca in archivio si riuscirà a trovare qualcuno che esercitava il mestiere di aromatario nella prima parte del XVI secolo a Capranica.

Tornando nuovamente alla scena principale, troviamo un cappello cardinalizio gettato a terra. Nell’iconografia della rappresentazione dei santi, un santo in particolare viene rappresentato con il cappello cardinalizio a terra, che sta a significare ad una rinuncia agli onori, San Girolamo.  San Girolamo è il santo protettore dei traduttori, degli archeologi e degli studiosi, infatti viene anche raffigurato con accanto dei libri così come nel nostro affresco. Questo santo è famoso per essere uno dei padri e dottori della chiesa anche perché fu il primo a tradurre in latino parte dell’Antico Testamento. Ha ispirato numerosi pittori che, oltre a ritrarlo come ho descritto sopra, lo rappresentano come un eremita e con un leone accanto (si dice che il Santo  lo addomesticò dopo che gli estrasse una spina dalla zampa).

Fig. 5 - San Girolamo penitente, Piero della Francesca, 1450, Gemäldegalerie, Berlino
 
Fig. 6 - Paesaggio con san Girolamo, Joachim Patinir e bottega, Galleria G. Franchetti alla Ca' d'Oro, Venezia

Nella parte destra dell’affresco, sopra alla figura di San Sebastiano, invece si possono vedere una croce, una mano che indica, ed un cartiglio dove nella parte finale si legge “DEI”. Da questi elementi possiamo suppore che il personaggio raffigurato ed andato perduto sia San Giovanni Battista, spesso  raffigurato con un cartiglio riportante la frase che lui stesso disse aGesù Cristo: “ECCE AGNUS DEI, ECCE QUI TOLLIT PECCATA MUNDI”. Il paesaggio bucolico richiama all’iconografia di San Giorolamo.

Fit. 7 - San Giovanni Battista con croce e cartiglio
Ho tralasciato le considerazioni riguardo alla tecnica del dipinto perché non ho le conoscenze adatte per esprimere un giudizio appropriato. Quello che più che altro mi ha incuriosito ad indagare è il simbolismo e la storia che ancora si cela dietro questo affresco.

Ricapitolando, l’opera rappresenta i Santi Rocco e Sebastiano, spesso invocati contro le malattie e più volte raffigurati nelle chiese a Capranica (a San Francesco ben 3 volte), San Girolamo, San Giovanni Battista, e probabilmente, in mezzo a loro, doveva esserci rappresentato un altro soggetto. In ginocchio, è l’aromatario committente dell’affresco.

Un’altra possibile ipotesi è che il cartiglio non sia un’iscrizione elogiativa, ma la firma dell’autore dell’opera: un pittore aromatario.

Vorrei aggiungere due altre curiosità che fanno riferimento al mondo della medicina medievale/rinascimentale. La prima: in un altro affresco sempre nella chiesa di San Francesco, quello che il prof. Guidoni attribuisce a Michelangelo giovane, San Rocco tiene nella mano destra un bisturi, chiamato “lancette”, che all’epoca veniva usato per incidere i bubboni. La seconda: il nome di un vicolo che si trova nel centro storico di Capranica, Vicolo della Spezzieria, è un chiaro riferimento ad una bottega di spezie all’interno delle mura del paese.

Concludo condividendo il pensiero di Paolo Nocchi che ha approfondito anche lui, in un suo articolo, la conoscenza su quest’opera:  “La chiesa con i suoi affreschi di santi e speziali vuole, forse, rappresentare e invocare con forza la potenza  taumaturgica dei miracoli della guarigione non disgiunta dall’assistenza e la cura medica delle malattie”.


Per citare questo articolo

PONZIANELLI, Riccardo, «Il Mistero dell’Aromatarius», Capranica Storica, 15/05/2020 - URL: https://www.capranicastorica.it/2020/05/il-mistero-dellaromatario.html

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