di Antonio Barella
Quelle che seguono sono la seconda parte delle note di conversazione, tratte da un incontro curato dall'Arch. Antonio Barella durante il primo corso per accompagnatori cittadini, organizzato dall'Associazione Capralica 2000 e svoltosi nell'inverno 2018-2019.
Secondo gli studiosi di storia medioevale si possono distinguere due grandi periodi ove si verificarono due diverse condizioni sociali e storiche. Nel primo periodo che ha come sfondo la decadenza dell’impero romano, la penetrazione dei barbari e il feudalesimo, la popolazione si ritirò in una zona più ristretta di quelle comprese entro le mura delle maggiori e più fortificate città romane; vennero creati piccoli centri in posizioni più difendibili e attorno a pievi rurali; si formarono dei centri attorno a castelli o a monasteri.
Nel secondo periodo, che si può far iniziare dall’XI secolo, si cominciò a riorganizzare la vita politica e sociale e fu caratterizzato da una sensibile attività edilizia e urbana. Durante questo periodo si svilupparono le città di fondazione romana e si formarono nuove città, spontaneamente, o secondo un piano prestabilito.
Il successivo sviluppo dell’abitato riguardò la saldatura, protrattasi fino ad epoca tardo rinascimentale, col Castello degli Anguillara. L’espansione ad Ovest, oltre le mura degli Anguillara, segnò la terza fase dello sviluppo urbanistico di Capranica. La chiesa di San Francesco, senza dubbio il monumento architettonico più interessante, viene incorporata e racchiusa fra le case.
Lo schema stradale del centro antico di Capranica rispecchia fedelmente la caratteristica principale dell’urbanistica medievale. Anzi, Capranica, ne è un tipico esempio, fortemente caratterizzata dall’unico asse di crinale, che per tutto il medioevo aveva soltanto due sbocchi, facilmente controllabili dalle due porte: degli Anguillara a N.O. e di Castrovecchio a S.E.. Da detto asse si dipartono una miriade di vicoli con andamento ortogonale, fino al limite del dirupo, costituenti nell’insieme l’ossatura principale, come spina di pesce, di un tessuto fondamentalmente compatto. Talvolta l’andamento di questi vicoli laterali si fa contorto, ma mai si ha l’impressione del disordinato; aderenti alla natura del terreno tanto che molto spesso assumono l’aspetto di gradinate, con sfondi pittoreschi verso i due valloni, ammantati dal colore dei boschi, variabili con le stagioni. Spesso la tortuosità o la linea spezzata di detti vicoli, accanto alla limitata sezione, oltre che favorire eventuali sbarramenti di difesa, portava ad una sensibilissima protezione dai venti dominanti. Eccezionalmente, dove la larghezza del crinale lo permetteva, sono state create strade parallele all’asse principale, ma in subordine rispetto a quest’ultimo (via della Viccinella).
Per quanto riguarda le piazze, la ristrettezza del sito non ha permesso che esse abbiano potuto avere grande estensione; purtuttavia non hanno perso la loro tipica fisionomia, suggerita oltre che dal gusto, dalle necessità della popolazione. Di notevole interesse risulta l’impostazione urbanistica, basata su criteri di composizione chiusa; per cui ne deriva che l’ambiente, volutamente appartato, non era turbato dall’immissione di altre strade o vicoli. Le piazze medioevali, di norma, rispondevano a due diverse esigenze, oltre a quelle dettate dai bisogni del popolo, quella del potere religioso e quella del potere politico. Non meno importante fu, talvolta, la piazza ove si svolgevano le contrattazioni e la esposizione delle merci: la piazza del mercato. Da qui si nota una pratica medioevale tendente a specializzare e a differenziare gli ambienti. Nei centri maggiori tali differenziazioni venivano rese evidenti dal tipo di edifici, che si affacciavano sulla piazza: troviamo allora la cattedrale o il palazzo civico. La piazza del mercato venne collocata spesso in prossimità della cinta muraria. Nelle città di fondazione romana la piazza del mercato si apre nel punto di contatto fra la vecchia e la nuova città.
E’ possibile, per Capranica, identificare nelle piazze esistenti, le tre diverse funzioni in cui in altri tempi esse assolsero? A parte la loro limitata estensione dovuta, come già detto, alla conformazione del luogo, Capranica fu un piccolo centro e come tale non sentì l’esigenza di dedicare ad uno spazio aperto, una sola funzione. Non esiste la piazza della “Cattedrale”, sebbene la vecchia chiesa di Santa Maria avesse a fianco una piazza più grande della attuale. La vecchia piazza del Comune (piazza Naro) è la più grande del paese (almeno fino al periodo medievale); ma non risulta che gli edifici che vi si affacciano siano stati sede del potere politico. Tutto ciò comunque non vuole significare un minor interesse per l’urbanistica capranichese che, è bene ripetere, è di notevole qualità. Come le altre città di origine medioevale Capranica non seguì nel suo sviluppo urbanistico regole fisse, astratte e ripetibili, ma piuttosto attese a norme scaturite da esigenze pratiche e generali in armonia con il terreno. Non che fosse assente una regolamentazione urbana: anzi si può senz’altro affermare che gli amministratori di allora si preoccuparono specialmente dei problemi inerenti la sicurezza, il decoro, l’igiene, i servizi e la regolamentazione edilizia dell’abitato.
Per citare questo articolo
BARELLA, Antonio, «Capranica: forma urbana e sviluppo urbanistico», Capranica Storica, 26/06/2020 - URL: https://www.capranicastorica.it/2020/06/capranica-forma-urbana-e-sviluppo.html
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