di Carlo Maria D'Orazi (*)
Il primo documento in cui è menzionata Capranica è del 992 nel quale, fra le stazioni situate lungo la via Cassia, si trova annotato il castro di Caprarica[1]; un secondo documento è costituito da un contratto stipulato nel febbraio del 1050 in cui viene menzionato il castro di Capralica[2]. Secondo un’ipotesi -sostenuta, fra gli altri, dall’autorevole studioso del Medioevo Antonio Berardozzi de La Tolfa (RM)- Capranica nasce nella 2° metà del X secolo ma, probabilmente, a procedere al suo incastellamento sono stati i monaci del monastero di S. Alessio sull’Aventino in Roma, monastero a cui è appartenuta, e questo per amasare homines, congregare populus; l’incastellamento di Capranica forse ricalca il modello toubertiano[3] cioè un incastellamento per iniziativa signorile, nel caso specifico per iniziativa di un importante ente monastico di Roma[4].
È da considerare completamente privo di fondamento il ritenere che Capranica sia sorta il 7 luglio del 772, data che viene ancora oggi festeggiata con celebrazioni ufficiali dall’amministrazione comunale, come conseguenza dell’abbandono del villaggio di epoca romana di Vico Matrino per le devastazioni portate dall’esercito del re longobardo Desiderio nella Tuscia in quell’anno.
Ci sono tre motivi per considerare falsa questa teoria: il primo è che gli abitanti di Vico Matrino non potevano trovare rifugio sul pianoro tufaceo, dove poi è sorta Capranica, perché il pianoro era completamente disabitato, secondo non esistono a Capranica ruderi o abitazioni risalenti all’VIII o IX secolo né tantomeno sono stati trovati reperti che possano essere datati a questo periodo, terzo motivo è che il villaggio di Vico Matrino –situato in una zona pianeggiante e completamente privo di difese naturali- si era già in buona parte spopolato con le invasioni barbariche a partire dal V secolo d. C. ed ebbe sicuramente un colpo definitivo dalle guerre Gotico-Bizantine del VI secolo volute dall’imperatore romano d’oriente Giustiniano I che cercò fortemente di far tornare l’Italia tra i possedimenti dell’Impero Romano d’Oriente riuscendovi in buona parte.
Non sappiamo quando la nobile e ricca famiglia dei conti degli Anguillara -originaria e signora del castello di Anguillara, sul lago di Bracciano, già nell’anno 1012[5], castro che ha dato il nome alla famiglia- sia diventa proprietaria del castello di Capranica ma possiamo ragionevolmente supporre che questo sia avvenuto nella 2° metà del XIII secolo.
Sicuramente nell’anno 1281 il conte Pandolfo II degli Anguillara era già signore di Capranica, difatti la pergamena n° 1 del Fondo Diplomatico dell’Archivio Storico Comunale di Capranica attesta la presenza di Pandolfo II a Capranica in quell’anno. La pergamena, ancora oggi ben conservata, contiene quattro atti notarili tutti conclusi il 16 febbraio del 1281 con i quali il conte Pandolfo II compra metà del castro di Donazzano nella diocesi di Sutri, i quattro atti notarili sono rogati in Capranica presso la casa del fu Rosso (Rubeus) di Crescenzio, notaio Giovanni di Civita Castellana alme illustris prefecti urbis auctoritate notarius.
La famiglia degli Anguillara ebbe 40 castelli fra l’alta provincia di Roma e il basso Viterbese tra cui ricordiamo -oltre a Capranica- Anguillara Sabazia, Blera, Ronciglione, Barbarano Romano, Cerveteri, Santa Severa, Carcari, Vetralla, Bassano Romano, Vejano (nel Medioevo chiamato Viano), Faleria (nel Medioevo chiamato Stabia), Calcata (denominato in antico Castrum Sinibaldi), Caprarola, Vico, Casamàla[6], Donazzano, Carbognano e altri ancora[7].
Francesco Petrarca a Capranica nel 1337.
È noto ormai da tanti anni come Francesco Petrarca (1304–1374) abbia soggiornato a Capranica nel 1337. All’epoca il Petrarca lavorava nei pressi di Avignone al servizio del cardinale Giovanni Colonna e fu invitato a Roma nel dicembre del 1336 dal suo amico vescovo Giacomo Colonna, fratello del cardinale, e questa era l’occasione giusta per conoscere le antichità classiche della città eterna cosa che il Petrarca desiderava fare da tempo.
Imbarcatosi a Marsiglia il 21 dicembre del 1336, sbarcò a Civitavecchia nei primi giorni del gennaio 1337 ma trovandosi in territorio ostile ai Colonna ed essendo tutte le strade verso Roma chiuse dai nemici della famiglia romana (come lui afferma in una lettera scritta dal castello di Capranica al cardinale Giovanni Colonna ad Avignone), giunse nel castro di Capranica dove trovò rifugio nel castello, ospite del conte Orso degli Anguillara (nipote diretto di Pandolfo II degli Anguillara che fece costruire il castello verso il 1285 -castello di cui nel novembre 2010 abbiamo ritrovato un importante muro ad angolo alto circa 17 metri per una larghezza di circa otto metri sul lato nord e di almeno quattro sul lato ovest che fa angolo con la precedente parete; questo importante resto della rocca di Capranica è stato costruito con la tecnica della muratura detta a “petrelle” o anche a “libretto” stilata fra un tufello e l’altro, la stessa tecnica che troviamo nei ruderi del palazzo dell’imperatore Federico II, a Viterbo, del 1240 circa, primo esempio di questo tipo di muratura, muratura che poi ritroviamo nel palazzo papale e in molti altri palazzi come palazzo Gatti, il Macel Gattesco e l’ospedale medioevale della “Domus Dei”, sempre di Viterbo, datati fra il 1250 e il 1270)[8].
Il conte Orso degli Anguillara aveva sposato la sorella del cardinale Giovanni Colonna, di nome Agnese, e questa era un’altra ragione importante per la quale Francesco Petrarca decise di fermarsi a Capranica.
Il Petrarca trovò ospitalità nel castello degli Anguillara per circa due mesi, dai primi giorni di gennaio del 1337 sino alla fine di febbraio dello stesso anno o forse fino ai primi di marzo, visto che la prima lettera dopo il soggiorno di Capranica è scritta dal Petrarca da Roma e datata 15 marzo 1337.
Del soggiorno del Petrarca a Capranica abbiamo ricordo in due lettere che il grande poeta scrisse dalla nostra cittadina al cardinale Giovanni Colonna ad Avignone e sono contenute nella raccolta di epistole di Francesco Petrarca Familiarium Rerum, II libro, lettere 12 e 13. Sempre dal castello di Capranica Petrarca scrisse anche tre sonetti contenuti, oggi, nel “Canzoniere” e sono: il sonetto n° 49 -che è conservato autografo a Parigi, datato “Capranica 13 febbraio 1337”- il sonetto n° 38 e infine il sonetto n° 98 entrambi dedicati al conte Orso degli Anguillara[9].
Jacobo Longo armigero del Conte Everso degli Anguillara.
Stiamo conducendo dal 10 gennaio 2019 una profonda analisi dei protocolli dell’Archivio Notarile medioevale di Capranica[10], che parte dal 1339, e da un esame dei protocolli n° 349 e 350 sono emersi 12 atti notarili conclusi dal conte Everso degli Anguillara fra il 1460 e il 1464, i primi che siano stati mai trovati di questo conte nell’Archivio Notarile di Capranica e dobbiamo aggiungere che il conte Everso (1398 ca. – 4 settembre 1464) fu il più famoso fra i conti degli Anguillara e che -pur essendo la famiglia di origine guelfa, soprattutto a partire da Pandolfo II nella 2° metà del XIII secolo- si mise in contrasto con la Chiesa tanto che il papa Paolo II Barbo decise di inviare il proprio esercito, al comando del cardinale Niccolò Forteguerri, e si riappropriò di tutti i castelli che erano in possesso del conte Everso e dei suoi due figli legittimi, Francesco e Deìfobo, e questo nel mese di luglio del 1465.
Archivio di Stato di Viterbo, Archivio Notarile di Capranica, Iacobo Petrucci, prot. 349 c. 89r, atto nella rocca di Capranica del 15 gennaio 1462.Il conte Francesco, figlio di Everso, fu catturato a Capranica il 7 luglio 1465 ma quasi subito rilasciato con un preciso accordo, quello di raggiungere il fratello Deìfobo a Vetralla e convincerlo ad arrendersi. Invece i due fratelli scapparono dalla rocca di Vetralla e si rifugiarono a Blera con alcuni parenti. All’esercito pontificio interessava in particolar modo catturare Deìfobo, più accanito e pericoloso del fratello; così il giorno 9 luglio l’esercito marciò alla volta di Blera con l’intenzione di catturalo, ma Deìfobo degli Anguillara, venuto a conoscenza dell’approssimarsi dell’esercito pontificio, fuggì lasciando suo fratello Francesco a Blera. Francesco fu di nuovo catturato e poi portato a Roma dove fu rinchiuso per cinque anni a Castel S. Angelo mentre Deìfobo riuscì a rifugiarsi a Venezia dove si arruolò fra le truppe della Serenissima[11].
In questo contesto storico dobbiamo dire di aver scoperto, nei protocolli n° 349 e n° 350 dell’Archivio Notarile di Capranica, tre atti che ci hanno rivelato per la prima volta il nome di un armigero al servizio della famiglia dei conti degli Anguillara e questo sin dal momento della sua origine nel castro di Anguillara Sabazia.
Proprio nel protocollo n° 349 abbiamo scoperto l’atto di matrimonio del 15 gennaio 1462, per verba de presenti, di Iacobo Longo del fu Michele che il notaio Iacobo Petrucci o “di Petruccio” di Capranica ci dice di essere originario di Monte Carlo della contea di Lucca e armigero del magnifico conte Everso degli Anguillara[12]; con questo atto il soldato Iacobo Longo prende in moglie la signora Iacobelluzia del fu Benedetto originaria di Roma. Ecco la trascrizione dell’atto:
«Eodem anno et die XV Ianuarii. In presentia mei notarii, et cetera. Costituta personaliter, coram me notario et testibus infrascriptis, domina Iacobellutia quondam Benedicti de Urbe volens matrimonium contrahere cum Iacobo Longho quondam Micchaelis de comitatu Lucche armiger (errato per armigero, ablativo) magnifici comitis Eversi de Anguillaria, ibidem presenti et acceptanti, et interrogata a me notario infrascripto: “Vis in tuum legitimum virum Iacobum Longum supradictum?” Que respondit: “Volo”. Et versa vice interrogatus prefatus Iacobus: “Vis in tuam legitimam uxorem et sponsam Iaco<be>llutiam supradictam secundum ritum sancte matris Ecclesie?” Qui respondit: “Volo”. Et sic dictum matrimonium contrasserunt per verba de presenti: “Vis?” “Volo”.
Actum in aula Rocche castri Capralice, coram magnifica domina Iacobella quondam Iacobi Tobellini de Castro Candulforum, presentibus Toma Petri Cecchi et Ricio quondam Iohannis Macthei de Ronciglione testibus, et cetera»[13].
Archivio di Stato di Viterbo, Archivio Notarile di Capranica, Iacobo Petrucci, prot. 350 c. 12v, atto nella rocca di Capranica del 28 febbraio 1464, pag. 1.Che si traduce:
«Stesso anno (1462) e giorno 15 gennaio. In presenza di me notaio, ecc. Costituita personalmente, di fronte a me notaio e ai testimoni infrascritti, la signora Iacobelluzia del fu Benedetto dell’Urbe, volendo contrarre matrimonio con Iacobo Longo del fu Michele della contea di Lucca armigero del magnifico conte Everso degli Anguillara, gli stessi presenti e accettanti, e interrogata da me notaio infrascritto: “Vuoi in tuo legittimo marito Iacobo sopradetto?” La quale risponde: “Voglio”. E viceversa interrogato il predetto Iacobo: “Vuoi in tua legittima moglie e sposa Iacobelluzia sopradetta secondo il rito di santa madre Chiesa?” Il quale risponde: “Voglio”. E così il detto matrimonio contrassero per verba de presenti: “Vuoi?” “Voglio”.
Atto nell’aula della Rocca del castro di Capranica, di fronte alla magnifica signora Iacobella del fu Iacobo di Tobellino di Castel Gandolfo, presenti Tommaso di Pietro di Cecco e Riccio del fu Giovanni di Matteo di Ronciglione testimoni, ecc.»
Si tratta del normale matrimonio per verba de presenti, contratto tra due fidanzati presenti contemporaneamente (era ed è il matrimonio normale); l’atto stipulato davanti al notaio è, in pratica, un preliminare di matrimonio -che serviva di solito per regolamentare i rapporti economici fra il marito e la moglie- a cui doveva, poi, far seguito il matrimonio celebrato davanti al sacerdote a meno che il prete non fosse presente anche lui all’atto rogato dal notaio e ratificasse sacramentalmente le volontà espresse dai due fidanzati davanti al notaio ma questi erano casi veramente rari.
Nel matrimonio per procura, invece, essendo uno dei due contraenti assente, questi interveniva tramite il suo procuratore e questo si chiama “matrimonio per verba de futuro”.
Aggiungiamo che la magnifica signora Iacobella del fu Iacobo di Tobellino di Castel Gandolfo era la madre di Galeotto, figlio illegittimo di Everso, la quale in quel periodo viveva nella rocca degli Anguillara di Capranica[14].
Dal secondo atto del 28 febbraio 1464, concluso anche questo nella rocca di Capranica dinanzi alla magnifica signora Iacobella del fu Iacobo di Tobellino, veniamo a sapere che il soldato Iacobo Longo del fu Michele era originario precisamente del castro di Monte Carlo della contea di Lucca[15]. Questo atto, insieme all’atto precedente, dimostra che la famiglia degli Anguillara, all’occorrenza, assoldava i propri armigeri anche al di fuori del territorio del Patrimonio di San Pietro in Tuscia, anche in territori piuttosto lontani da Capranica che era, insieme al castro di Anguillara, il castello principale fra i possedimenti di questa nobile famiglia.
Archivio di Stato di Viterbo, Archivio Notarile di Capranica, Iacobo Petrucci, prot. 350 c. 13r, atto nella rocca di Capranica del 28 febbraio 1464, pag. 2.Ecco la trascrizione dell’atto:
«Eodem anno et die ultimo Februarii, in presentia mei notarii, et cetera.
Iacobus quondam Micchaelis de Monte Carlo de comitatu Lucche manualiter habuit et recepit a Magnifica domina domina (sic) Iacobella quondam Iacobi Tobellinj de castro Candulforum, ibidem presente, dante et solvente pretestu nomine et occasione dotis Iacobellutie uxoris legitime dicti Iacobi ac etiam sibi promissum per dominam Iacobellam supradictam tempore contracti matrimoni inter ipsum Iacobum et dictam Iacobellutiam, videlicet florenos quatraginta monete currentis, ad rationem trigintatres bolonenos pro quolibet floreno. De quibus quatraginta florenis dictus Iacobus se bene quietum, solutum, contentum et pagatum vocavit; renumptians exceptioni non habitorum, et cetera; unde, si casus dederit dicte dotis restituende et denontii, prefatus Iacobus obligavit eidem domine Iacobelle (segue una parola cancellata), iure pignioris et ypoteche, unam domum solaratam ipsius Iacobi, positam in castro Capralice, in contrata Castri Veteri, iuxta rem Mutii, rem heredum Iacobi Carlini et viam vicinalem; et generaliter, et cetera. Que omnia promisit actendere, et cetera; renumptians, et cetera; iuravit, et cetera; sub pena dupli dotis predicte.
Actum in arce castri Capralice, in camera residentie dicte magnifice domine Iacobelle, presentibus Ricio Iohannis Macthei de Ronciliono (sic) et Thoma Petri Cecchi Pucii Verardelle de Capralica, testibus, et cetera»[16].
In pratica questo secondo atto ci attesta il versamento di denaro che la signora Iacobella del fu Iacobo di Tobellino aveva promesso allo sposo Iacobo Longo per la costituzione della dote della sposa Iacobelluzia, rogata dal notaio al tempo del matrimonio. Nella costituzione di dote, prima del matrimonio, la signora Iacobella si era impegnata giuridicamente a versare a Iacobo Longo 40 fiorini d’oro e glieli versa soltanto adesso e Iacobo si dichiara soddisfatto («quietum, solutum, contentum et pagatum»).
Nel terzo atto del 7 marzo 1466 -si tratta di un contratto relativo al prestito di tre ducati aurei, prestito che viene concesso da un certo Orsolino di Gurino del fu Orso di Capranica ad Antonio del fu Zema di Capranica, l’atto è rogato nella casa del notaio- risulta essere presente come testimone l’armigero Iacobo Longo insieme a un certo Petruccio di Manzio[17]; questo atto ci dimostra che, in questa data, fosse ancora residente in Capranica e quindi ne deduciamo che Iacobo Longo dovette essere presente, a difesa della rocca di Capranica, il 7 luglio 1465 quando giunse l’esercito di papa Paolo II Barbo, al comando del cardinale Niccolò Forteguerri, per impossessarsi, senza colpo ferire, del castro insieme agli altri castelli detenuti dai figli di Everso degli Anguillara, Francesco e Deìfobo.
Dunque l’armigero Iacobo Longo, originario del castro di Monte Carlo, fu testimone della repentina caduta della nobile famiglia degli Anguillara che, nel giro di pochi giorni, perse tutti i castelli in suo possesso dopo più di quattro secoli di lenta ma continua ascesa verso il potere e la ricchezza[18].
(*) Presidente del Centro Ricerche e Studi di Capranica
[1] Archivio Segreto Vaticano, Archivio di S. Maria in Via Lata, I, 40. Cfr.: S. GLORI - P. SANTONI, L’archivio storico preunitario del comune di Capranica, sta in: Rivista Storica del Lazio, anno III, n° 3, anno 1995, Gangemi Ed., p. 257.
[2] Archivio del monastero romano dei SS. Cosma e Damiano in Mica Aurea, perg. LIII.
[3] Pierre Toubert è un importante medievista francese che è stato membro della Scuola Francese di Roma (1958-1961); prima di entrare come assistente alla Sorbona, nel 1962 ha collaborato presso il Centro Nazionale della Ricerca Scientifica di Roma. Nel 1973 ha svolto la tesi di dottorato dal titolo Les structures du Latium médiéval, due volumi che descrivono le ricerche di storia medioevale nell’Italia centrale, più specificatamente nel Lazio meridionale e nella Sabina, nell’arco temporale che va dal IX alla fine del XII secolo. Toubert descrive il fenomeno dell’incastellamento analizzando la progressiva trasformazione dell’insediamento umano sparso sul territorio che si evolve in villaggi fortificati. Nel 1976 è diventato professore universitario alla Sorbona di Parigi e fra il 1992 e il 2003 è stato professore di Storia del Mediterraneo occidentale nel Medioevo al Collège de France. Pierre Toubert ha aumentato le conoscenze storiche del periodo che va dall’VIII al XIII secolo stimolando altre ricerche regionali e tenendo conto dei due climi storiografici: quello europeo e quello specificatamente italiano che lui ha particolarmente studiato.
[4] Abbiamo abbandonato l’ipotesi di una nascita di Capranica su iniziativa del Vescovo di Sutri perché risulta inattendibile e non documentabile.
[5] La studiosa Viviana Normando -storica dell’arte e ricercatrice d’archivio, residente a Roma ma che è stata Assessore alla Cultura ad Anguillara Sabazia- ha scoperto il documento dell’anno 1012 relativo alla famiglia degli Anguillara nel castro di Anguillara Sabazia; prima di questo documento si conoscevano, in merito, due documenti uno dell’anno 1019 e l’altro dell’anno 1020. La ricercatrice ha comunicato la sua scoperta nel convegno sulla famiglia degli Anguillara e sulla famiglia rivale dei Prefetti di Vico che si è tenuto a Capranica l’11 settembre 2021.
[6] Sia il castro di Vico che quello di Casamàla avevano una rocca, quella di Vico è ancora in minima parte visibile perché esistono i ruderi vicino al lago omonimo su un piccolo colle. Per quanto riguarda Casamàla è dimostrato che avesse una rocca perché abbiamo rintracciato un atto, dell’Archivio Notarile di Capranica, che è concluso nella rocca di Casamàla, cfr.: notaio Graziano di mastro Pietro (1375-1418), prot. 195 cc. 67v/68v, atto del 14 marzo 1377; il sito di Casamàla è oggi sconosciuto ma doveva trovarsi a confine con il castro di Caprarola.
[7] Vedi in proposito: V. SORA, I Conti di Anguillara dalla loro origine al 1465, sta in: Archivio della Reale Società Romana di Storia Patria, Vol. 30, Parte 2°, anno 1907, pp. 100-118; in queste pagine la studiosa Vittorina Sora fa un’analisi accurata dei diversi possedimenti della famiglia degli Anguillara dalle origini al 1465, suddividendoli, a partire dal 1346, tra i castelli del ramo di Capranica e quelli del ramo di Anguillara.
[8] Fino ad adesso non è stata trovata alcuna documentazione ma sembra probabile che la rocca di Capranica sia stata abbattuta negli ultimi anni del XV secolo per volontà papale.
[9] Gli ìncipit dei tre sonetti sono: sonetto n° 49, “Perch’io t’abbia guardato di menzogna”; sonetto n° 38, “Orso, e’ non furon mai fiumi né stagni”; sonetto n° 98, “Orso, al vostro destrier si pò ben porre”.
[10] L’Archivio Notarile di Capranica è conservato presso l’Archivio di Stato di Viterbo.
[11] V. SORA, I conti di Anguillara…, cit., Parte 2°, pp. 87-98; T. MORERA, Capranica cavalcando i secoli, Ronciglione (VT), Tipografia Grafica 2000, 2004, pp. 138-154; O. PALAZZI, Ronciglione dal XV al XIX secolo, Ronciglione, Tipolitografia Spada, 1977, pp. 5-11.
[12] Notaio Iacobo Petrucci (1438-1478), prot. 349 c. 89r, atto nella rocca di Capranica del 15 gennaio 1462.
[13] Si ringrazia per la precisa trascrizione il prof. Giuseppe Giontella di Tuscania (VT).
[14] Vedi in proposito: Iacobo Petrucci, port. 350 c. 7r, Actum in camera residentie domine Iacobelle posita in rocca castri Capralice dell’11 gennaio 1464; Iacobo Petrucci, prot. 350 cc. 8v/9r, atto nella rocca di Capranica del 24 gennaio 1464; Iacobo Petrucci, prot. 350 cc. 12v/13r, Actum in arce castri Capralice in camera residentie dicte magnifice domine Iacobelle del 28 febbraio 1464; Iacobo Petrucci, prot. 350 cc. 27r/v, atto nella casa del vescovo di Sutri in Capranica del 9 novembre 1464, in questo atto si dice chiaramente, nella carta 27r, che Galeotto fosse figlio del conte Everso degli Anguillara e della signora Iacobella del fu Iacobo di Tobellino.
[15] Iacobo Petrucci, prot. 350 cc. 12v/13r, atto nella rocca del castro di Capranica del 28 febbraio 1464.
[16] Si ringrazia per la trascrizione il prof. Giuseppe Giontella.
[17] Iacobo Petrucci, prot. 350 c. 88v, atto del 7 marzo 1466.
[18] I rami minori della famiglia degli Anguillara, quello di Stabia (VT - l’attuale Faleria) e quello di Ceri (RM) mantennero, invece, le loro possessioni.
L'immagine di apertura, Armigero, è un disegno a penna e inchiostro di china su carta quadrettata a mano attribuito a Stefano Ussi (Firenze, 1822 - 1901)
Per citare questo articolo
D'ORAZI, Carlo Maria, «Jacobo Longo armigero del Conte Everso degli Anguillara, originario del Castro di Monte Carlo», Capranica Storica, 05/11/2021 - URL: https://www.capranicastorica.it/?p=1095
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