di Fabio Ceccarini
A 25 anni dalla morte dello storico "etrusco" (e capranichese d'adozione), Capranica Storica gli dedica due articoli. Nel primo, Fabio Ceccarini ripercorre le tappe più significative della sua vita e della sua opera. Nel secondo - che esce il 26 novembre, giorno prima dell'anniversario della morte - Antonio Sarnacchioli, suo più stretto collaboratore capranichese in iniziative e pubblicazioni, ne presenta attraverso una serie di propri ricordi, intimi e inediti, la personalità profonda e coerente di un uomo con "una cultura tanto solida e di una semplicità e umiltà incredibili".
"Sono un povero cristiano che cerca di vivere la sua fede con semplicità e coerenza". Così, nel fresco di un pomeriggio di agosto che si perde nella mia giovinezza, sul prato della sua casa di campagna di Capranica, a "la Trinità", Vittorio Emanuele Giuntella definiva se stesso. Lo avevamo "circondato" affettuosamente, seduti per terra, appena tornati colmi d'entusiasmo da un campo scuola a Tiarno di Sotto. Eravamo capitanati, come sempre, dal nostro Antonio - Toto' - Sarnacchioli e stavamo ad ascoltarlo con curiosità e attenzione. Non immaginavamo di certo che chi era lì, davanti a noi a testimoniare la sua maniera di interpretare il cristianesimo, era un importante storico di fama nazionale. Nonostante la lunga barba bianca gli conferisse un'aria dotta, l'aspetto un po' dimesso col quale ci riceveva nell'intimità casalinga traeva certamente in inganno. Poi una sera lo vidi intervistato al TG1, in merito ad un fatto accaduto durante la Seconda Guerra Mondiale in cui erano morti tanti militari italiani. E lo rividi ancora più volte, nelle settimane seguenti, ritratto mentre presiedeva una importante commissione, e cominciai finalmente a prendere coscienza di chi avevo davanti, d'estate, sul verde prato de "la Trinità", o quando lo incontravo per viale Nardini, o la domenica alla messa a San Giovanni.
Vittorio Emanuele Giuntella nel suo studio
Perché Giuntella, pur se amava definirsi "etrusco", era capranichese. Almeno d’adozione. Era approdato a Capranica sposando Maria Loreta Nicolini, figlia di Corrado, l’imprenditore che alla guida dell’omonima Ditta di florovivaismo, negli anni Trenta del secolo scorso, riempì i viali di Roma di pini capranichesi cresciuti nel vivaio de “la Trinità”. E proprio a “la Trinità”, nel verde della grande pineta gigante, Giuntella si era ritirato dopo la pensione, nel 1983, immerso nei suoi libri. Cattolico militante a servizio della storia - egli apprezzava in particolar modo l'espressione «cattolico democratico e antifascista» [1]-, seppe vivere una vita coerente con la sua fede, improntata alla testimonianza concreta, in una sintesi perfetta tra il suo impegno scientifico e l’attenzione per gli ultimi. Ma vale la pena tratteggiare, sia pure a grandi linee, la vita e l’opera di questo storico contemporaneo nostro conterraneo di cui quest'anno, il 27 novembre, ricorrono i venticinque anni dalla morte (27 novembre 1996).
Di modesta famiglia, Vittorio Emanuele nasce a Soriano nel Cimino l'8 luglio 1913. Dopo aver terminato gli studi ginnasiali nel collegio Nazzareno, a Roma, Giuntella consegue, in verità senza troppo entusiasmo, la laurea in legge. E’ il 1935, e con il fascismo al suo apice discute una tesi, più storica che giuridica, di critica al nazionalismo. Nel 1937 entra in Senato, ma non in seguito a un pubblico concorso bensì per assunzione diretta, secondo una modalità largamente in uso a quel tempo a palazzo Madama, dove in nome della continuità si preferivano immettere nell’apparato burocratico persone conosciute, sia per provenienza familiare che per doti professionali. Il padre di Giuntella, Clemente, era infatti un impiegato dell’ufficio postale del Senato che lavorò, fra l’altro, nella segreteria di Luigi Federzoni, presidente negli anni dal 1934 al 1939. Vittorio Emanuele viene assegnato al servizio resoconti, dove con stile libero e originale si occupa delle verbalizzazioni delle sedute, a meno che non si tratti di seguire gli interventi di Mussolini, redatti sempre dal futuro storico con meticolosa fedeltà per la loro natura di fonti [2].
Di questo suo primo impiego, Giuntella amava ricordare di come il Duce, ogni volta che entrava in aula, lo guardasse dritto negli occhi, e di come egli sostenesse il celebre sguardo magnetico del presidente del consiglio in una specie di continua sfida. Allo scoppio della seconda guerra mondiale è richiamato alle armi e, nell’ottobre del 1940, viene inviato prima in Albania e quindi in Grecia, nei ranghi della divisione Julia con il grado di tenente. Tornato in Italia, in seguito al disastro dell’esercito italiano dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, è uno degli ufficiali sostenitori della “resistenza senz’armi” che si rifiutano di servire i nazifascisti. Viene quindi internato in vari lager dapprima in Polonia (Deblin, Beniaminowo) e poi in Germania (Hohenstein, Sandbostel, Wietzendorf). Questo triste periodo della sua vita rimarrà indelebilmente fissato nel libro che raccoglie la corrispondenza con la moglie, Maria Loreta Nicolini, Lettere a Vittorio nel Lager, mai pubblicato, ma distribuito in maniera confidenziale agli amici, che fu una bella testimonianza di fede, di coerenza e di forza anche in ore dure.
Nel dopoguerra torna al suo lavoro in Senato e viene assegnato ai resoconti della Costituente. Nel 1948 approda in biblioteca con l’incarico di mantenere aggiornate le collezioni composte da pubblicazioni che gli enti sovvenzionati a qualsiasi titolo dallo Stato, erano obbligati a consegnare alla biblioteca del Senato in forza di una vecchia legge del 1939. Compito gravoso cui si dedica con passione, accanto al quale riesce tuttavia a trovare la forza e la capacità di conseguire una seconda laurea, stavolta in lettere, con la tesi “La Giacobina repubblica romana” (1949), che sarà poi pubblicata dall’Archivio della Società Romana di Storia Patria. Arrivano così gli incarichi di docenza di storia dell’età dell’Illuminismo all’università di Roma la Sapienza e poi alla Libera Università Maria Santissima Assunta, come docente di storia moderna e contemporanea. Come storico cattolico, diviene socio dell’Istituto storico del Risorgimento (dal 1946), membro (dal 1952) e vice-presidente della Società Romana di Storia Patria, “pastore” dell’Arcadia (dal 1958), socio dell’Istituto di Studi romani (dal 1964), nonché collaboratore di prestigiose riviste storiche.
Vittorio Emanuele Giuntella ritratto in una foto di Adriano Mordenti (tratta da: Associazione ex dipendenti Sentato della Repubblica)Degno di nota è stato l’impegno di Giuntella volto a mantenere viva la memoria della “resistenza disarmata, ma non inerme e inefficace” praticata dai militari italiani internati nei campi di concentramento tedeschi, ai quali venne rifiutato lo status di prigionieri di guerra, per affermare in ogni circostanza il riconoscimento di diritti inalienabili e imprescrittibili. Da quell’impegno è derivato il “Centro Studi sulla Deportazione e l’Internamento”, fondato nel 1964 con Piero Caleffi e Primo Levi, con il quale dal 1960 allaccia un’amicizia che dura per quasi 30 anni, fino alla morte dello scrittore torinese. Nei Quaderni del Centro, da lui curati fino al 1995, pubblica indagini e riflessioni sul tema dei campi di concentramento ancora oggi tra le più significative, perché vergate con il rigore scientifico dello storico di razza e la passione del testimone che ha vissuto l’esperienza della prigionia.
E’ da questa sua particolare esperienza di resistenza disarmata per la difesa dei diritti umani da salvaguardare ad ogni costo che gli deriverà l’interesse per la realtà e i problemi degli zingari, cui ha modo di avvicinarsi negli anni ’60 frequentando, con la moglie Maria Loreta, il campo del Quarticciolo. Da questo incontro scaturisce la collaborazione con don Bruno Nicolini per la fondazione del “Centro Studi Zingari” e poi dell’“Opera Nomadi”, mentre dal 1966 collabora anche alla rivista del Centro, Lacio Drom (Il buon cammino).
Negli anni Ottanta, su designazione della presidenza del consiglio dei ministri e del ministro della difesa Giovanni Spadolini, viene incaricato di presiedere la commissione d’indagine storica sulla tragedia della ritirata delle truppe italiane in Russia durante la seconda guerra mondiale, lavorando in particolare sul cosiddetto “caso Leopoli”, relativo al ritrovamento di fosse comuni in cui vennero seppelliti i militari italiani sommariamente massacrati dalle SS tedesche in seguito all’8 settembre 1943.
Nel corso della sua vita ha pubblicato autorevolissimi studi sul ‘700 e sulle vicende della seconda guerra mondiale, della deportazione e della Resistenza, nonché sul confronto fra Chiesa e Stato. Tra gli altri si ricordano: Roma nel Settecento (1971), Il Giubileo del 1750: il quadro storico (1975), Il nazismo e i lager (1979), La città dell’illuminismo (1982), Le dolci catene. Testi della controrivoluzione cattolica in Italia (1988), La religione amica della democrazia (1990).
Padre Giacomo Martina ha avuto modo di ricordare Vittorio Emanuele Giuntella come uno storico intensamente coinvolto e partecipe degli eventi che studiava e ricostruiva, interessato alle vicende umane di “chi” fa la storia, alieno alla facile apologia, costantemente attento a collegare passato e presente. Soprattutto uno studioso, in ambito storico-ecclesiastico, sempre alla dolorosa ricerca delle radici evangeliche della libertà del cristiano, e ansioso di guardare verso una Chiesa più evangelica, libera da compromessi [3].
Nell'ambito del micromondo capranichese, a Vittorio Emanuele Giuntella si deve la fondazione del Centro Maria Loreta (intitolato alla cara memoria della moglie, scomparsa prematuramente nel 1974), che negli anni Settanta e Ottanta fu protagonista di ricerche e studi sul territorio comunale. Pur nella sua brevità, a Giuntella si deve inoltre una delle più suggestive “presentazioni” di Capranica. Comparsa per la prima volta in Viva Capranica!, numero unico dell’Azienda agricola Nicolini (Capranica, 1965), è stata riproposta nel volume Capranica invito a conoscerla (Capranica, 1984), edito dal Centro Maria Loreta e curato da Antonio Sarnacchioli. Sempre per il Centro Maria Loreta, si ricorda l’introduzione al saggio Capranica e la seconda guerra mondiale. Una ricerca collettiva sugli avvenimenti che coinvolsero il paese e i suoi abitanti tra il 1940 e il 1945 (San Gimignano - Capranica, 1993). Il volume, a cura di Antonio Sarnacchioli, amplia notevolmente la ricerca apparsa nel 1977 in Quaderni della Resistenza laziale, «Un paese del Viterbese tra la guerra e la liberazione. Ricerche su Capranica negli anni 1940-1945» [4]. Il Comune di Capranica, nella primavera del 1998, ha intitolato a Vittorio Emanuele Giuntella il locale archivio storico con un Convegno di studi in suo onore [5].
Note al testo
[1] Antonio Parisella, Vittorio Emanuele Giuntella e la storia della Resistenza. Motivazioni e orientamenti, in «Rivista Storica del Lazio» (VI, numero 8 – 1998), pp. 195-205
[2] Maria Teresa Bonadonna, Ricordo di Vittorio Emanuele Giuntella, Associazione Ex Dipendenti del Senato della Repubblica: url: https://www.assexdipendenti.it/visite-guidate/personaggi-e-momenti-da-ricordare/170-ricordo-di-vittorio-emanuele-giuntella. Vedi anche: M. Teresa Bonadonna Russo, Vittorio Emanuele Giuntella. «Strenna dei romanisti», 1997, p. 582-583
[3] Giacomo Martina, Ricordando Vittorio Emanuele Giuntella. «Rivista di storia della Chiesa in Italia», 50 (1996), n. 2, p. 341-349, nonché Giacomo Martina, Vittorio Emanuele Giuntella. (Membri dell'Istituto scomparsi). «Studi romani», 45 (1997), n. 1/2, p. 125-127, con una fotografia
[4] Giuntella V.E. (a cura di), «Un paese del Viterbese tra la guerra e la liberazione. Ricerche su Capranica negli anni 1940-1945», in Quaderni della Resistenza laziale, n. 6 (1977), pp. 171-279. Il saggio, con numerose testimonianze orali, è stato successivamente ripubblicato in Sarnacchioli A. (a cura di), Capranica e la Seconda Guerra Mondiale. Una ricerca collettiva sugli avvenimenti che coinvolsero il paese e i suoi abitanti tra il 1940 e il 1945. In occasione del cinquantenario dell’Armistizio, Documenti del Centro Maria Loreta, Capranica-San Gimignano 1993, pp. 137-184
[5] Memoria, Storia e Vissuto. Il Patrimonio di San Pietro in Tuscia e l’esperienza di Vittorio Emanuele Giuntella, Convegno Nazionale di Studi Storici, Capranica, Castello degli Anguillara – Sala Nardini, 17-19 aprile 1998. Il Convegno fu organizzato dal Comune di Capranica e dalla Società Storica Capranichese, con il patrocinio del Senato della Repubblica, del Ministero dei Beni Culturali e Ambientali, dell’Università della Tuscia, della Società Romana di Storia Patria e dell’Istituto Romano per la Storia d’Italia dal Fascismo alla Resistenza. Gli atti del convegno sono stati pubblicati in «Rivista Storica del Lazio» (VI, numero 8 – 1998), Gangemi Editore, a cura di Piero Santoni e Claudio Canonici.
Per citare questo articolo
CECCARINI, Fabio, «Vittorio Emanuele Giuntella a 25 anni dalla sua morte (1996-2021)», Capranica Storica, 19/11/2021 - URL: https://www.capranicastorica.it/2021/11/vittorio-emanuele-giuntella-25-anni.html
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