venerdì 14 gennaio 2022

Il professore e l’allievo: Don Tommaso Porta e Simone Medichini a Capranica.


di Micaela Merlino

Il 18 luglio 1831 era una calda giornata di piena estate e la vita scorreva tranquilla nel piccolo paese di San Giovanni, che a quel tempo contava circa cinquecento abitanti ed era Podesteria dipendente dal Governo di Vetralla.

La maggioranza della popolazione era impegnata nei lavori dei campi per la mietitura, la trebbiatura, la battitura del grano e la spigolatura, in paese altri sangiovannesi erano indaffarati nella gestione delle poche botteghe locali. Invece la ventenne Angela Ferri, nata a San Giovanni ma la cui famiglia paterna era originaria di Bieda (Blera), legittima consorte di Domenico Medichini, di ventitrè anni, era rimasta in casa perché colta dalle doglie e con l’aiuto dell’ostetrica Camilla Marangoni aveva partorito il suo figlio primogenito (la coppia ebbe poi altri otto figli). La casa della coppia si trovava in Piazza Maggiore, a pochi metri dalla chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista, e proprio qui nello stesso giorno della sua nascita il neonato fu battezzato dallo zio Don Apollonio Ferri, Arciprete della parrocchia e fratello maggiore della madre Angela. Nell’atto di Battesimo redatto da Don Apollonio si legge che al bambino “nomen impositus fuit Simon Felix” (“al bambino fu dato il nome di Simone Felice).

Casa natale di Don Simone Medichini (a destra) e facciata della chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista (a sinistra)

Non si conosce l’origine della famiglia Medichini, di condizione piuttosto agiata, ma a San Giovanni il cognome è attestato per la prima volta in un verbale del Consiglio dei Priori del 13 marzo 1701 (Archivio Storico di Villa San Giovanni in Tuscia), che nomina un tale Domenico di Francesco Medichini, membro del Consiglio suddetto. Importante punto di riferimento e di guida per Simone durante l’infanzia fu suo zio Don Apollonio, il quale seppe cogliere in lui i primi barlumi della vocazione sacerdotale, e prontamente la incoraggiò impartendogli i rudimenti dell’educazione religiosa e del sapere.

Quando ormai Simone stava per affacciarsi all’adolescenza la scelta era già fatta: desiderava seguire l’esempio di suo zio votandosi alla vita clericale. Così nel novembre 1843, all’età di dodici anni, ricevette la tonsura nel corso di una cerimonia liturgica svoltasi a Bieda nella chiesa di Santa Maria Assunta in Cielo, e officiata dal Vescovo di Viterbo Gaspare Bernardo Pianetti. Il rito prevedeva il taglio di cinque ciocche di capelli come simbolica rinuncia alla vanità della vita mondana, nonché l’imposizione della cotta durante la recita di una preghiera: Simone abbandonò ufficialmente la vita da laico ed entrò nello stato di vita clericale.

Circa due mesi dopo aver ricevuto la tonsura, nel gennaio 1844 il giovane Simone fu dalla sua famiglia mandato a Capranica, paese distante una quindicina di chilometri da San Giovanni, per iniziare a studiare in modo approfondito alcune materie ritenute importanti nella formazione di un futuro sacerdote. Divenne allievo del Canonico Don Tommaso Porta, che lo ospitò in casa e fu suo precettore per circa due anni, fino alla fine di settembre 1845, come ricordò anche Don Simone nelle sue memorie manoscritte (“Diario pel Capitolo di Sant’Angelo”, 1861-1915): “Andato per circa 2 anni a studiare a Capranica presso D. Tommaso Porta, allora canonico, poi Arciprete”.

Ritratto di Don Tommaso Porta
(propr. fam. Crocicchia - un grazie alla sig.ra Luciana Crocicchia per averla messa a disposizione)

E’ molto probabile che Don Tommaso fosse amico della famiglia Medichini, o che comunque avesse con essa contatti piuttosto stretti forse per il tramite di Don Apollonio Ferri, e che godesse della fiducia e della stima dei genitori di Simone, visto che proprio a lui affidarono la cura dell’educazione del figlio. Una ricerca compiuta in anni recenti nell’Archivio Storico Diocesano di Nepi, il quale conserva anche la documentazione relativa alla chiesa parrocchiale di San Giovanni Evangelista di Capranica, mi ha permesso di reperire alcuni documenti dai quali ho desunto qualche notizia biografica su Don Tommaso Porta.

Costui era nato a Capranica il 7 marzo 1818 da Sebastiano Porta e da Anna Maria Boccalini, figlia del fu Isidoro, ed era stato battezzato il 9 marzo nella chiesa parrocchiale di San Giovanni Evangelista da Don Domenico Francesco Petrucci, Arciprete dal 1812.

I Porta erano una famiglia facoltosa locale, che mantenne il suo ruolo di prestigio anche dopo l’annessione dello Stato della Chiesa al Regno d’Italia nel 1870. Ancora nel 1873 la famiglia era annoverata tra i maggiori possidenti di beni immobili a Capranica, seguita dalla famiglia del Marchese Giovanni Francesco Patrizi, e vari suoi esponenti furono di volta in volta eletti alla carica di consiglieri comunali.

 
Chiesa di San Giovanni Evangelista di Capranica (vista da nord-est)

Con il passare degli anni Tommaso sentì maturare in lui la vocazione per la vita clericale, e il 10 giugno 1841, all’età di ventitrè anni, fu ordinato sacerdote. Nel periodo in cui fu professore di Simone Medichini aveva ventisei anni ed era Canonico, mentre dal 1844 a Capranica rivestiva la carica di Arciprete della chiesa di San Giovanni Evangelista un suo parente, Don Basilio Porta. Alla morte di Don Basilio, avvenuta nell’ottobre 1850, Don Tommaso gli succedette come Arciprete.

Come già detto, il soggiorno di studio di Simone Medichini a Capranica durò fino alla fine di settembre 1845 poi, grazie all’interessamento del Vescovo Gaspare Bernardo Pianetti, agli inizi di novembre entrò nel Seminario Vescovile di Viterbo, che allora si trovava nell’ex sede dei Gesuiti in Piazza del Seminario (ora Piazza Mario Fani), dove vi rimase fino alla prima metà dell’anno 1853. Simone fu un allievo modello, serio, preciso, meticoloso e con una naturale attitudine allo studio, perciò dopo i brillanti risultati ottenuti presso il Seminario Vescovile non ebbe problemi a superare la prova di ammissione al Seminario Pio di Roma, che si svolse a Viterbo nell’agosto 1853. Il Seminario Pio era stato fondato da Papa Pio IX nel 1851, dopo il suo ritorno dall’esilio di Gaeta, ma era stato ufficialmente aperto nel giugno 1853. Studiò in questo prestigioso Istituto fino al 1859, conseguendo diversi gradi accademici: nel dicembre 1854 il Baccalaureato in Sacra Teologia, nell’agosto 1857 la Laurea in Sacra Teologia, nell’agosto 1858 il Baccalaureato in Utroque Iure (Diritto Canonico e Diritto Civile), e nel settembre 1859 la Laurea in Utroque Iure. Nell’aprile 1854 era stato ordinato sacerdote nel corso di una cerimonia liturgica, officiata a Roma nella Basilica di San Giovanni in Laterano dal Cardinale Vicario Costantino Patrizi Naro. In considerazione dell’approfondita cultura acquisita da Don Simone negli anni di studio al Seminario Pio, nell’autunno del 1860 il Vescovo Gaspare Bernardo Pianetti gli affidò l’incarico di professore di Teologia Dogmatica nel Seminario Vescovile di Viterbo (successivamente insegnò anche Fisica e Archeologia), e contemporaneamente lo nominò Parroco della chiesa di Sant’Angelo in Spatha, presso la quale fu pastore di anime per ben cinquantacinque anni. Don Simone fu anche un serio ed apprezzato studioso di Scienze Naturali, in particolare di Geologia e di Meteorologia, dal 1873 al 1884 studiò le variazioni della temperatura delle acque termali del Bulicame di Viterbo, i cui risultati riassunse ed illustrò in un lungo articolo pubblicato nel 1904 nella rivista scientifica “Memorie della Pontificia Accademia Romana de’ Nuovi Lincei”.

 
Alcune pagine del Diario del Capitolo di Sant'Angelo scritto da Don Simone Medichini

Nel 1881 Don Simone, insieme al Vescovo Giovanni Battista Paolucci, allestì in alcuni locali all’ultimo piano del Seminario Vescovile di Viterbo il primo Osservatorio Meteorologico, e  il Paolucci lo nominò Direttore. Fu socio corrispondente per il “Bullettino del Vulcanismo Italiano”, un periodico scientifico fondato nel 1874 dal geologo Michele Stefano De Rossi, fu amico di altri importanti studiosi quali ad esempio il Gesuita padre Angelo Secchi, astronomo, e il geologo e vulcanologo Don Giuseppe Mercalli, che accompagnò in alcune perlustrazioni nel viterbese a scopo di studio.

Nonostante gli impegni come parroco, come professore e come uomo di scienza, Don Simone non dimenticò mai il suo maestro Don Tommaso Porta, con il quale mantenne i contatti, e nutrì sempre per lui una sincera gratitudine e un cordiale affetto. Nelle sue memorie ricordò sia le periodiche visite da lui fatte a Don Tommaso in Capranica, sia quelle di Don Tommaso a Viterbo per andare a trovare il suo allievo di un tempo, o anche a San Giovanni per partecipare a celebrazioni liturgiche insieme a Don Simone.

Per il 1868 si hanno notizie di almeno due incontri: il 18 maggio Don Simone e alcuni suoi parenti fecero una gita e, come scrisse nelle sue memorie, “la sera ci fermammo tutti a Capranica a casa dell’Arciprete Tommaso Porta”. Il successivo 23 agosto fu Don Tommaso ad andare a San Giovanni, dove era convenuto anche Don Simone, per partecipare alla Messa e alla processione con la reliquia del Santo patrono: “Festa popolare a S. Giovanni in onore del S. Protettore S. Giovanni Battista. E’ stato fatto ora in Roma un busto in bronzo inargentato del Santo, al quale (con la reliquia appiè incastonata) dopo la Messa cantata in terza, fu recato in processione dall’Arciprete D. Aminto Todini, facendo io da diacono. Tanto nella Messa (cantata dall’Arciprete di Capranica Don Tommaso Porta) quanto nella processione. (...)”.

Occasionalmente Don Tommaso ospitava in casa sua, a Capranica, anche alcuni parenti di Don Simone. Nel settembre 1875 Assunta Medichini, sorella nubile di Don Simone che viveva insieme a lui nella canonica accanto alla chiesa di Sant’Angelo in Spatha, fu ospite di Don Tommaso per diciotto giorni. Il successivo 23 settembre fu Don Tommaso, insieme alla nipote Maria Caterina, a recarsi a Viterbo e ad essere ospite per alcuni giorni di Don Simone. Il Medichini potè contare sulla disponibilità del suo vecchio professore anche quando, ammalatosi e tormentato da una febbre insistente, fu ospitato in casa sua a Capranica:  “Andai a Capranica a mutare aria per la febbre, d’onde tornai il 27 ristabilito a quanto pare”. Si preoccupava, Don Tommaso, e dopo pochi giorni dal ritorno di Don Simone a Viterbo, lo raggiunse accompagnato dalla nipote Maria Caterina, per sincerarsi delle sue condizioni di salute.

Palazzo Accoramboni (ora sede del Comune), ex proprietà della famiglia Porta

Il 10 giugno 1891 Don Tommaso festeggiò il “giubileo sacerdotale”, cioè i 50 anni dalla sua ordinazione (10 giugno 1841). Nella chiesa di Santa Maria di Capranica fu celebrata una Messa, alla quale partecipò anche Don Simone, prendendo parte pure al successivo pranzo: “Con D. Alfonso e la mia sorella Caterina sono andato stamane a Capranica dove ho celebrato, e vista la Chiesa di S. Maria quasi compita (disegno di Vespiniani, basilicale) ho fatto da prete assistente alla Messa cantata dall’Arciprete Don Tommaso Porta, facendo da diacono D. Alfonso. Ambedue fummo suoi discepoli. Egli oggi celebra il suo cinquantesimo anno dalla prima Messa. Preceduti dal Concerto, seguiti dal Capitolo e da tutti i primarii del paese lo abbiamo accompagnato alla Chiesa collegiata. Dopo il Vangelo un cappuccino (di residenza a Ronciglione) ha fatto un discorso laudatorio (la cosa non mi piace). Dopo la Messa l’Arciprete ha detto due parole per iniziare a lodare il Signore e ha intonato il Te Deum. Era piena la Chiesa. Col medesimo tornati a casa. Si è pranzato con tutti i detti signori (una quarantina di prima tavola). La sera siamo ritornati”.

Forse una delle ultime gite fatte da Don Simone a Capranica e terminata con una visita a Don Tommaso, fu quella del 28 settembre 1894. Don Simone, il nipote Eugenio (figlio del fratello Alessandro Medichini) e il professore Michele Alivia, Primario dell’Ospedale Grande degli Infermi di Viterbo, andarono a Farnese per visitare l’antico Palazzo. Al ritorno raggiunsero Ronciglione in carrozza, da qui presero il treno e scesero alla stazione di Capranica per andare a trovare Don Tommaso: “abbiamo pranzato presso l’Arciprete D. Tommaso Porta, che ora disgraziatamente è cieco”. Dal Liber Mortuorum 1893-1925 della parrocchia di San Giovanni Evangelista di Capranica si evince che Don Tommaso morì il 13 gennaio 1898, all’età di quasi ottant’anni. La sua salma fu esposta nella chiesa di San Giovanni Evangelista, poi fu tumulata nel cimitero comunale dove ancora oggi è visibile la cappella della famiglia Porta (ma al suo interno la sepoltura di Don Tommaso risulta irreperibile). Per una curiosa coincidenza, o forse per un misterioso disegno della Provvidenza Divina che aveva già intrecciato le vite di Don Tommaso e di Don Simone,  anche quest’ultimo terminò il suo pellegrinaggio terreno il 13 gennaio, come il suo vecchio professore, ma diciotto anni dopo la sua dipartita, nel 1916.

 
Atto di morte di Don Simone Medichini, nel Liber Mortuorum del Cimitero di San Lazzaro (Viterbo)

Per citare questo articolo

MERLINO, Micaela, «Il professore e l’allievo: Don Tommaso Porta e Simone Medichini a Capranica (Storia breve di una lunga amicizia)», Capranica Storica, 14/01/2022 - URL: https://www.capranicastorica.it/2022/01/il-professore-e-lallievo-don-tommaso.html

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