giovedì 16 giugno 2022

Pier Luigi Nicolini: l’animatore sociale, il politico, il comunicatore

di Fabio Ceccarini

Il 12 giugno 2012, moriva a Capranica Pier Luigi Nicolini. Dieci anni sono un tempo piuttosto importante per far decantare le impurità che spesso si accumulano intorno alla storia delle persone. Ma sono anche il giusto periodo per guardarla col necessario bilanciamento tra un sereno e oggettivo giudizio, e le suggestioni dei ricordi non ancora del tutto attenuate dal passare degli anni. Ecco azzardato, di seguito, un profilo di uno dei protagonisti indiscussi del Novecento capranichese presentandolo da tre determinati e ben definiti aspetti emergenti dalla sua personalità: l’animatore sociale, il politico, il comunicatore.

 

«Gentile Signore,

desidero inviare questa pubblicazione, oltre che ai cittadini di Capranica, dai quali mi auguro che possa essere accolta come una sorta di strenna, anche a molti amici non capranichesi. Anche per Lei, quindi, se avrà la bontà di darle uno sguardo, io formulo il mio saluto più grato e commosso. Mi lusingo di poter essere perdonato per la pretesa di interessare a cose talvolta troppo particolari, di rilevanza puramente interna aziendale o addirittura familiare. Mi auguro altresì di non provocare soltanto, con questa pubblicazione, qualche sorriso per il suo tono indubbiamente molto campanilistico e piuttosto... strapaesano. Oso anzi addirittura sperare di riuscire a far apprezzare in qualche modo i caratteri ancora intatti (per grazia di Dio!) d’una piccola comunità eminentemente rurale, che vive, lavora, si agita per i suoi interessi, si commuove per le sue tradizioni, a due passi dalla grande città...»

E’ così che Pier Luigi Nicolini, nella simbolica data del 1° settembre 1965, festa del Patrono di Capranica, San Terenziano da Todi, si rivolgeva in una lettera ai capranichesi e a tutti i clienti della sua Azienda. La missiva si trovava aggiunta in folio alla pubblicazione Viva Capranica!, nella quale aveva voluto raccogliere immagini e testimonianze delle gloriose sfide lavorative florovivaistiche a cui i tanti giardinieri capranichesi avevano partecipato con la “loro” Azienda Nicolini, ed aveva voluto rendere omaggio a “persone, fatti e cose care al cuore di tutti i capranichesi”.

Copertina della pubblicazione Viva Capranica!, Numero unico dell'Azienda agricola Nicolini, 1965

Ma perché un imprenditore affermato - erede di una famiglia di industriosi personaggi che avevano introdotto la coltura del nocciolo nelle campagne capranichesi, abbellito i più bei viali di Roma con i pini provenienti dal vivaio gigante de “la Trinità”, prodotto concimi nella fabbrica di Capranica Scalo, partecipato alla costruzione della nuova chiesa di Santa Maria Assunta... - sente il bisogno, a metà degli anni ’60 del Novecento, di prendere carta e penna per scrivere ai suoi clienti e ai suoi concittadini? Semplicemente perché il Dottore, come tutti lo chiamavano con rispetto e stima, era fatto così: un uomo d’altri tempi, allo stesso tempo sognatore e realizzatore di sogni, umanista e amante delle sfide, profondamente religioso e sostenitore della laicità, poetico, visionario, geniale.

Pier Luigi Nicolini nasce a Capranica il 28 maggio 1923 nel villino di famiglia in viale Armando Diaz (l’attuale Viale del Vignola). Il padre Corrado (21 gennaio 1885 – 23 luglio 1946), è un possidente che gestisce la grande tenuta di famiglia e si dedica a lavori di edilizia nella Capitale. La madre Liberatrice Giulia Fatiganti (Faticanti all’anagrafe), per tutti semplicemente Giulia, è figlia di Giacomo e di Teresa Selvaggini, rappresentanti di una famiglia viterbese benestante con possedimenti sulla via Teverina. Il fratello di Giulia, Egisto[1], diverrà sacerdote e parroco di Santa Maria del Rosario a Bagnaia, dove una piazza porta ancora il suo nome in ricordo del suo lungo ministero. Sarà apprezzato per lo zelo pastorale ed il suo amore per gli animali, subito dopo quello per i fedeli della comunità. Il nonno paterno di Pier Luigi, Vincenzo aveva partecipato con il fratello Luigi alla costruzione della nuova chiesa di Santa Maria Assunta, mentre lo zio Galileo, fratello del padre, era entrato nei Passionisti ed era morto nel 1897 in odore di santità[2]. Pier Luigi è il terzogenito e unico figlio maschio della coppia dopo Maria Loreta (1914) ed Elena (1916). Ricorda la sorella Elena che i genitori prepararono per lui una bellissima culla con fiocchi e vola’ per la felicità della casa e delle due sorelline di qualche anno più grandi[3]

Una cartolina scritta da Pier Luigi Nicolini, insieme alle sorelle Maria Loreta e Elena, ai nonni viterbesi in occasione del Natale 1939. Torna il cognome Faticanti (e non Fatiganti). La cartolina proviene dalla collezione Antonio Iezzi.

L’infanzia a “la Trinità”, la scuola, l’università passano d’un fiato fino alla malattia del padre Corrado, che muore nel 1946 con Pier Luigi appena ventitreenne. L’Azienda, che era reduce dalla straordinaria epopea dell’abbellimento dei viali dell’E.U.R. ’42 vissuta durante l’ultimo scorcio degli anni Trenta e la prima metà degli anni Quaranta, passa così sotto le redini e la responsabilità di Pier Luigi che assume questo onere con grande consapevolezza. Ricorda ancora la sorella Elena che subito, all’indomani della morte del padre, Pier Luigi dimostra tutta la maturità necessaria del capo-famiglia, esortando le due sorelle a non abbattersi e a reagire di fronte alla disgrazia appena vissuta. Perché davvero non c’è tempo per fermarsi. Sono infatti gli anni del fermento democratico repubblicano, della Ricostruzione e delle basi di quello che di lì a qualche anno si concretizzerà come il miracolo economico italiano. L’Azienda si muove così alla volta della vicina Capitale ottenendo appalti e commesse che portano benessere e futuro alle famiglie capranichesi. E’ il periodo dei grandi cantieri diretti dall'arch. Maria Teresa Parpagliolo, di Vigna Clara, Vigna Stelluti, della Camilluccia e dell’Hotel Hilton, della RAI e dell'Olgiata (e molti, molti altri) e più tardi, tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio dei Sessanta, del sodalizio con la Società Immobiliare Romana guidata da Aldo Samaritani, che porterà la Nicolini a realizzare i grandi impianti a verde dei nuovi quartieri residenziali a sud di Roma, di Casal Palocco e marginalmente dell’AXA.

Il villino Edelweis, della famiglia Nicolini. Poco oltre, il palazzo Morucci che ospitò la caserma dei Carabinieri ('a caserma vecchia)

Ma Pier Luigi Nicolini non si limita all’attività di imprenditore, si interessa anche delle questioni capranichesi appoggiando apertamente la prima amministrazione del sindaco democristiano Antonio Buzi (dal 1946 al 1951), sostenendo la fondazione della Cassa Rurale e Artigiana di Capranica con il proprio contributo di socio fondatore, intervenendo nella scuola popolare di Villa Paola. Insomma, per usare le sue parole nella lettera riportata in apertura di questo articolo, si getta a tutto tondo nelle vicende di quella che definisce “…una piccola comunità eminentemente rurale, che vive, lavora, si agita per i suoi interessi, si commuove per le sue tradizioni, a due passi dalla grande città”.

Ebbene, in questo suo spendersi appassionato per la comunità in cui vive, soprattutto grazie agli scritti che ci ha lasciato,  è parso di cogliere - a chi scrive - alcuni aspetti particolari che più di altri ne hanno denotato l'impegno e i suoi ambiti. Senza addentrarsi nella sua biografia - anche per evitare qualsiasi sconfinamento (assolutamente non voluto) in ambito agiografico - lo scopo di questo articolo è, dunque, quello di condividere con il lettore queste peculiarità emergenti nella storia personale di Pier Luigi Nicolini, con l'auspicio che possano illuminarne una serena e oggettiva lettura.

 

Nicolini l’animatore sociale

 

«"Villa Paola, tu sei la mia patria...", ci diceva allora qualche amico fraterno, ammirando il giovanile entusiasmo, che presiedette alla fondazione del «Centro di cultura e di assistenza sociale». Se non proprio la «nostra patria» fu certo la nostra «piccola città» e da essa tra l'altro vennero fuori molti dei nostri collaboratori di oggi. In questo primo esperimento di attività comunitaria potemmo lavorare insieme, anche uomini di diverso orientamento, con quello spirito di serena comprensione, che oggi potrebbe autorevolmente richiamarsi ai principi della Pacem in terris»[4].

Cantiere scuola - cena conviviale con i cantieristi insieme al parroco Don Luigi Micheli (al centro in fondo) e all'Amministrazione Comunale. Pier Luigi Nicolini alza il bicchiere in segno di augurio.
 

Alla fine degli anni Quaranta, all’interno della residenza vescovile di Villa Paola, con la spinta e il sostegno dell’arciprete parroco di San Giovanni Evangelista Don Luigi Micheli, prende vita una delle esperienze più interessanti di educazione per giovani adulti paragonabile, forse, soltanto a quella della Scuola Popolare di San Donato Fiorentino, dalla quale, com’è noto, scaturì il germe e l’idea della futura scuola di Barbiana di Don Lorenzo Milani. In effetti, oltre all’instancabile don Luigi, un prete c’era anche qui a Capranica. Anche se era un lombardo della Lomellina, veniva appositamente da Roma, ma non poteva essere assolutamente considerato un prete qualunque:  si chiamava Don Pietro Barbieri[5]. Aveva fatto parte del Comitato di Liberazione Nazionale dando rifugio, nella sua casa romana di via Cernaia, ai futuri protagonisti della Costituente, da Alcide De Gasperi a Pietro Nenni. Da quella casa, in occasione degli incontri segreti sui futuri assetti dello Stato democratico, passarono propri tutti, persino quelli più lontani dal mondo cattolico, come Palmiro Togliatti. Di Alcide De Gasperi, don Pietro era amico personale ed alla fine degli anni Quaranta, col primo governo nato dalle elezioni del 1948 in seguito alla schiacciante vittoria della Democrazia Cristiana, era diventato una sorta di cappellano di Montecitorio, quando definirsi cattolici in politica era una questione seria e di sostanza. Ma don Pietro era anche un prete di quelli che avevano dei precisi progetti in ambito sociale e formativo, che secondo lui avevano lo scopo di agevolare la crescita sociale delle comunità, sia dal punto di vista del welfare che lavorativo. A Capranica le sue idee trovano terreno fertile, grazie alla particolare predisposizione di Don Luigi Micheli, pastoralmente vicino ai metodi educativi salesiani. Parte così dal nulla una Scuola Popolare con la benedizione del vescovo diocesano mons. Giuseppe Gori, il quale mette generosamente a disposizione dell’ambizioso progetto la sua residenza estiva di Villa Paola. Nella scuola vi insegna stabilmente un maestro capranichese, Ermanno Orsi, e vi collaborano alcuni intellettuali del tempo come il prof. Eugenio Azimonti, l’agronomo Emilio Fileni, l’agronomo Emilio Sabatini, il teologo Giovanni Fallani, allora segretario della Pontificia Commissione dell’Arte Sacra, che sarà poi nominato arcivescovo da Paolo VI.

Immagini di vita della Piccola Città di Villa Paola
(foto tratte da NICOLINI, PIER LUIGI, Viva Capranica!, p. 26)


In questo ambiente Pier Luigi Nicolini diventa egli stesso ispiratore ed animatore. Vengono organizzati corsi teorico-pratici di apicoltura e di tecnologia rurale; viene creata una cooperativa per gestire il fondo della vigna del Vescovo, che mons. Gori ha nel frattempo concesso ai “cittadini” della villa; viene creato un “Ritrovo Rurale” con carattere di dopo-scuola, con l’interessamento particolare di mons. Fallani[6]. Lo stesso prof. Azimonti, amico di famiglia dei Nicolini, già titolare di varie cattedre ambulanti di agricoltura in Basilicata, viene coinvolto da Pier Luigi Nicolini nella didattica della Scuola Popolare per la realizzazione di corsi teorico-pratici per favorire le conoscenze di base delle tecniche colturali. Ed è proprio Azimonti che introduce alla Piccola Città l’agronomo professore Emilio Fileni e l’on.le democristiano Giuseppe Medici (già liberale ed amico di Luigi Einaudi), esperto di materie agronomiche e  professore di tecnica agraria, i quali vengono a Capranica per tenere lezioni a tema ai giovani “cittadini”. Dalla bibliografia contenuta in Viva Capranica!, sappiamo anche che lo stesso Pier Luigi Nicolini si lascia coinvolgere nello studio dell’apicoltura producendo un articolo per la rivista Gioventù Rurale[7]. La stagione della Piccola Città si conclude però nel 1952, quando le attività si interrompono a causa degli impegni lavorativi degli animatori in concomitanza con l’impiego di Ermanno Orsi nel neonato Ente Maremma e l’impegno sempre più assorbente di Pier Luigi Nicolini nella guida dell’Azienda, ormai proiettata permanentemente nell'opera di abbellimento del volto della Capitale con impianti a verde e giardini. Ma è proprio questo lavoro, che sta cominciando ad assicurare benessere e futuro alle tante maestranze capranichesi e alle loro famiglie, a portare Nicolini ad intrattenere vari e ampi rapporti con numerosi intellettuali del tempo, che egli non esita a coinvolgere attivamente nelle sue iniziative, per favorire la crescita spirituale, umana e di conseguenza anche economica della comunità paesana. 

Cantiere scuola "Strada dei Pini", foto davanti alla cappellina di Sant'Antonio in occasione della visita dell'on.le Pietro Campilli. Pier Luigi Nicolini è ritratto alla destra del parroco
 

A margine della Scuola Popolare della Piccola Città di Villa Paola, cominciano a sorgere le prime esperienze dei cantieri scuola, veri e propri esperimenti di primordiale inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, attraverso la realizzazione di opere di pubblica utilità. Con la legge Fanfani (legge 29 aprile 1949, n. 264), il governo De Gasperi cerca finalmente di superare l’ordinamento corporativo fascista favorendo l’impiego ed il collocamento di manodopera composta principalmente da lavoratori giovani privi di sostegno al reddito. A Capranica, la fucina di idee di Villa Paola porta quasi naturalmente ad approfittare della nuova opportunità offerta dalla Legge Fanfani, presentando importanti progetti elaborati concordemente con l’Amministrazione Comunale, per i quali si riesce ad ottenere il finanziamento. Nel 1950 arrivano a Capranica i fondi per la realizzazione di ben due opere: la Strada dei Pini, la strada che collega oggi la località Canaglia con Vico Matrino - così denominata perché attraversante numerose proprietà Nicolini (Quadrone, Tripoli), dove esisteva parte del “vivaio gigante” nel quale venivano coltivati i grandi e maestosi pini destinati alla messa a dimora nella Capitale - e l’opera di rinverdimento delle antiche “ripe” del centro storico di Capranica, i versanti tufacei del colle, consistente nella messa a dimora delle conifere che ancora oggi caratterizzano il panorama del borgo visto dalla via Cassia. I due cantieri scuola prendono il via nel 1951 e consentono subito l’impiego di molti giovani disoccupati, che a due passi da casa hanno modo così di acquisire tecniche e conoscenze lavorative. Ma non sarà chi ha gettato i semi a raccoglierne il frutto. Le elezioni comunali del 1951 vedono infatti la sconfitta della lista sostenuta da Pier Luigi Nicolini, della Democrazia Cristiana e del sindaco Antonio Buzi, e la vittoria della lista del Partito Socialista Italiano con l’ascesa del sindaco Ugo Morera. Tuttavia, in occasione della inaugurazione del cantiere scuola di rinverdimento delle ripe, accanto al giovanissimo nuovo sindaco, grazie alla rete intessuta dai personaggi animatori della Piccola Città di Villa Paola, sarà ancora un deputato democristiano ad essere presente: l’on.le Pietro Campilli.  

Capranica, 1952 - Cantiere scuola (foto tratta da NICOLINI, PIER LUIGI, Viva Capranica!, p. 26). L'on.le Campilli scava simbolicamente la buca per messa a dimora di una pianta.

Capranica, 1952 - L'onorevole Pietro Campilli. Alle sue spalle Pier Luigi Nicolini

Nicolini il politico

 

La sconfitta elettorale alle comunali del 1951 e l’ascesa dei socialisti Ugo Morera (sindaco) e Anselmo Crocicchia (vice-sindaco), non lascia indifferente Pier Luigi Nicolini. Anche se i doveri derivanti dal governo dell’Azienda gli comportano un notevole impegno di tempo, non gli manca modo per infittire la sua presenza nelle iniziative politiche paesane, facendosi anche promotore e ideatore di iniziative che per l’epoca in cui vengono proposte e attuate, si rivelano assolutamente innovative. Come quella legata alla costituzione del Comitato d’Intesa Democratica, esperimento di consultazione politica dal quale uscirà l’Ulivo, la lista vincente alle elezioni comunali del 1960, e che vedrà eletto per altri quattro anni il sindaco Antonio Buzi. Contrapposta alla lista de la Capra, sostenuta dai socialisti, l’Ulivo vedrà la partecipazione attiva di alcuni elementi provenienti dall’esperienza della Piccola Città di Villa Paola, come Ermanno Orsi, che diverrà vice-sindaco, Luigi Speranza, e lo stesso Pier Luigi Nicolini, che invece ricoprirà il ruolo di assessore. 

21 novembre 1965, il cardinale cileno Raúl Silva Henríquez, padre conciliare, depone una corona di alloro in memoria di John Fitzgerald Kennedy, nella via appena intitolata al Presidente Americano

Ma Nicolini non è fatto per farsi bastare i ristretti orizzonti ideali della politica locale. L’elezione di John Fitzgerald Kennedy a Presidente degli Stati Uniti e la contemporanea presenza sul soglio pontificio di Giovanni XXIII, e più tardi la stagione delle lotte contro le discriminazioni razziali portate avanti da Martin Luther King con l’ascesa politica del fratello di Kennedy, Robert, sono per lui occasione per trasporre nel piccolo mondo capranichese la dottrina sociale della Chiesa, le novità del Concilio Vaticano II, le “nuove frontiere” della politica internazionale. Intuisce infatti più di tutti – e non sempre da questo lato è capito anche dai suoi stessi collaboratori – che le sfide in corso nel mondo di quegli anni sono comunque inevitabilmente destinate a segnare il destino prossimo di tutti gli uomini, non esclusi quelli apparentemente piccoli e ignoti che abitano la minuscola Capranica. La sua maniera di far politica si nutre in primo luogo di ideali, che gli sono necessari per trovare le motivazioni profonde del suo impegno, e che gli servono da carburante per  svolgere il quotidiano lavoro sul campo, tra la gente, per dare risposte concrete alla cittadinanza sulle questioni più varie. Esempio calzante di questa sua particolare interpretazione dell’impegno politico è il Gruppo di Consultazione Cittadina, da lui fondato e promosso alla vigilia delle elezioni comunali del 1970. In questo caso il programma ideale da seguire per la realizzazione del bene comune è costituito da una frase di John Henry Newman[8]; una frase che lui stesso sceglie e che propone agli altri membri del Gruppo come punto di riferimento fisso e costante al quale guardare durante la lunga e difficile strada da percorrere. In questo cantiere politico, nel quale avrà la collaborazione di Stelio Salvitti, che sarà al suo fianco nella vittoriosa campagna elettorale in occasione della quale si candida a Sindaco, riesce a coinvolgere numerosi giovani che diventeranno parte attiva nell’Amministrazione e che lo sapranno supportare negli anni della consiliatura, tutt’altro che facili.

Centro Capranichese di cultura Civica e Politica per una Nuova Frontiera, invito alla Messa per la Pace (21 novembre 1965), celebrata dal card. Raúl Silva Henríquez
 

Ma questo afflato ideale nella sua azione politica, questo bisogno profondo e razionale di ancorare le azioni concrete a programmi ideali per fare ispirare le prime dai secondi, lo si ritrova in molte delle sue relazioni, dei suoi discorsi, dei suoi interventi durante le adunanze degli organi comunali, ed in molteplici passi dei suoi scritti consegnati alle stampe. Va ricordata, a titolo di esempio, la preoccupazione che lo anima nel chiarire il carattere eminentemente politico - nel senso più pieno del termine - che cerca di imprimere alle sue parole. Si dice infatti persuaso «…della stretta interdipendenza tra la pura e semplice politica delle spese e delle entrate e la politica vera e propria, quella più generale, delle (...) “convinzioni” ideologiche, delle (...) battaglie ideali e morali, combattute anche fuori[9]» dell’aula del Consiglio Comunale.

Secondo Nicolini, infatti, un amministratore pubblico «...non può non sentirsi un “politico”, per meritare piena, effettiva e autentica cittadinanza in un paese democratico, tanto più se il popolo lo ha delegato a occuparsi della amministrazione pubblica. La soluzione dei problemi concreti della Amministrazione non può non risentire degli orientamenti politici degli Amministratori. Le scelte, le sollecitudini, le premure per la comunità amministrata, saranno guidate e illuminate dalle idee e dai sentimenti che formano la personalità degli Amministratori...»[10].

Ed ancora «…quando dico “politico” dò al termine il significato più serio, più pulito e più nobile, convinto come sono, profondamente, di quanto scrisse il mio, il nostro grande Alcide De Gasperi (che amo citare tanto spesso) anche a proposito della modesta, ma intensa e determinante esperienza politica della provincia: “Il nostro posto di azione è modesto e oscuro; il teatro della nostra vita pubblica è angusto e lontano dalle grandi correnti, ma nessun posto è così oscuro che, quando vi si combatta per il bene, non lo investa la luce dell'eterna Verità, nessun paese è così remoto che, quando vi si cooperi con Dio, non lo attraversi l'infinita corrente spirituale che domina l'universo”»[11].

Firma per la costituzione della Pro Loco "Francesco Petrarca", il cui Statuto è  fortemente influenzato dalle idee di Nicolini
 

Chiarita questa opzione fondamentale nel solco della quale si deve svolgere l’azione concreta, Nicolini si rivolge finalmente ad attuare gli aspetti pratici del suo programma amministrativo. Da questo lato, durante la consiliatura che lo vede protagonista principale (1970-1975), si realizzano importanti obiettivi per il miglioramento della vita sociale ed economica della Città. Viene approvato, su progetto dell'Ing. Raniero Perugi, il nuovo Piano di Fabbricazione[12], una sorta di originario piano regolatore generale che consente finalmente un ordinato sviluppo dell’edilizia con il completamento di quartieri esistenti (Valle Santi, Canicole), l’inizio di nuovi (Micheletta-zona P.E.E.P.) e la creazione dei primi piani di lottizzazione (Fajano, Montecolle); vengono adottati i primi provvedimenti che permetteranno alle due parrocchie capranichesi di realizzare il Centro Sportivo “L’Incontro” (poi “Giggi Iezzi”), nel quartiere Sacro Cuore - anche grazie ad una erogazione liberale di Lit. 10.000.000 da parte del Comm. Evaldo Chiassarini - obiettivo per cui lo stesso Sindaco non tralascerà di partecipare alle riunioni del Comitato Genitori di Castrovecchio, pur di conciliare le varie esigenze; viene favorito l’avvio dell’Ospedale Dermatologico “Villa Paola”, con il ritorno dei frati della congregazione dei Concezionisti (1974), attraverso la mediazione con il comm. Evaldo Chiassarini, che provvederà all’acquisto dalla Diocesi della vescovile Villa Paola, per donarla all’I.D.I. con l'intermediazione del Comune; viene restaurato l’ex Ospedale San Sebastiano e aperto il “Centro Riabilitazione Spastici e Invalidi Civili”, in collaborazione con i padri Camilliani di Villa Immacolata, a San Martino al Cimino; viene fatta funzionare la biblioteca comunale; vengono favoriti interventi dalla politica nazionale per risolvere la crisi dello stabilimento Mineralneri che sarà temporaneamente risolta grazie alla concessione di un mutuo di 300 milioni di Lire da parte del Ministero dell’Industria, dicastero diretto allora da Giulio Andreotti; vengono affidati gli incarichi per l'ampliamento del cimitero comunale, e rafforzati i versanti del colle dopo la frana avvenuta nel 1967.

Tuttavia, nonostante questi successi, l’Amministrazione di quegli anni non si rivela per Nicolini una semplice passeggiata. Le tensioni all’interno della compagine di maggioranza ed il duro ostruzionismo oltranzista opposto della minoranza, ingessano infatti l’intera azione amministrativa, tanto che potranno risolversi soltanto con la sottoscrizione di un accordo fra tutte le forze politiche presenti in Consiglio Comunale, grazie al quale potrà esserere evitato il commissariamento del Comune: è la nascita del centro-sinistra capranichese, sull’esempio dei governi nazionali inaugurati da Aldo Moro già dieci anni prima con l’alleanza tra democristiani, socialdemocratici e socialisti. Siamo nel novembre del 1973, e la maggioranza uscita vincente dalle elezioni comunali del 1970 perde pezzi importanti: l’assessore Gianni Ettorre e il consigliere Antonio Speranza, che avendo partecipato all’Amministrazione in qualità di indipendenti, pur senza far mancare il loro appoggio, si fanno da parte in luogo di consiglieri socialisti che troveranno posto in giunta. Ma l’operazione non sarà indolore neppure per i socialisti, che nonostante l’apparente successo vedranno una importante fuoriuscita di iscritti in direzione del locale Partito Comunista all’esito di una serie di infuocate riunioni in sezione.

27 dicembre 1974, sala consiliare di Palazzo Patrizi-Naro. Il Sindaco Nicolini consegna al Comm. Evaldo Chiassarini i decreti sanitari per l'apertura della clinica dermatologica di Villa Paola. Dietro di lui, padre Pietro Carrazza.
 

Ricorda così, lo stesso Nicolini, quella stagione della politica locale: «…ho avuto la ventura di presiedere questa Amministrazione in due fasi profondamente diverse proprio dal punto di vista politico. La prima fase è stata caratterizzata da acute contrapposizioni di atteggiamenti, che spesso precaricavano le stesse delimitazioni tra Maggioranza e Minoranza, rendendo la situazione particolarmente critica: ne è derivato un disagio, un disturbo, un blocco (d’enorme gravità) all’attività amministrativa. La seconda fase (alla quale non siamo certo arrivati gratuitamente ma attraverso notevoli travagli che sono durati per circa un anno) è stata invece caratterizzata dal maturarsi di una nuova politica convergenza tra tutte le forze presenti in Consiglio, che mi sembra sia stata – incontestabilmente – preziosa. Mai, a Capranica, s’era verificato deliberatamente un fatto del genere (salvo un episodio lontano, nel ‘46-‘51) ed io non esiterei ad ascrivere tale fatto - veramente “storico” nella piccola storia della nostra cittadina – tra le nostre realizzazioni, anzi come la massima delle nostre realizzazioni, se è vero che non di sole cose ordinarie, pratiche, materiali dobbiamo occuparci, ma anche d'altri interessi – politici, morali, ideali – che, grazie a Dio, premono ancora molto alla maggioranza della nostra popolazione…»[13].

In seguito al quinquennio da Sindaco, Nicolini uscirà definitivamente dalla politica locale ritornando stabilmente, come ha modo di scrivere, “ai suoi cari giardini”. Nell’ultimo discorso di ampio respiro pronunciato in Consiglio Comunale, oltre ad una evidente vena di tristezza, si trovano anche le tracce dei segni lasciati sul suo animo dall’esperienza politica attiva: «…su me personalmente (mi si consenta di dire) questa esperienza di amministrazione pubblica (fatta con questo tono, in questo clima, in questa temperie, in questo calore di esperienza squisitamente umana) ha inciso profondamente, ne conserverò il ricordo più vivo, ne porterò i segni (e anche le ferite) ormai per sempre. Le ferite (cioè le incomprensioni, talune ingratitudini, certi ostruzionismi e autentici tradimenti, certe basse, volgari insinuazioni e detrazioni) si aggiungono alla insoddisfazione, al rammarico, al vero e proprio scoramento per le enormi difficoltà di questo periodo a realizzare di più...»[14].

 

Nicolini il comunicatore

 

Tra le persone più padrone, nella Capranica di quegli anni, dell’utilizzo della parola scritta e parlata, Nicolini è contemporaneamente più preoccupato che la sua comunicazione non resti un mero atto privo di effetti, ma giunga integra, chiara e intelligibile ai suoi destinatari. Vero comunicatore naturale, ben oltre la media dei suoi tempi, si dimostra quindi notevolmente a suo agio con la produzione di materiale divulgativo di vario genere, nonché scientemente consapevole del significato etimologico dell'atto del comunicare (communicare = mettere in comune)[14bis]. E’ grazie alle sue pubblicazioni che abbiamo oggi le più rilevanti testimonianze di un periodo della storia cittadina fatto di grande fermento sociale e di speranzosa operosità. E’ a Nicolini che Capranica deve una parte importante del proprio sensus communis, ossia di quel patrimonio valoriale che determina una comunità nel qui e adesso, in un dato luogo ed in un preciso momento storico. E’ a lui che dobbiamo le prime vere documentazioni scritte e visive dell’operato di una Amministrazione Comunale, ma anche di una Azienda[15]. I suoi pensieri sulla politica, sull’amicizia, sulla filosofia aziendale, sono sempre affidati alle stampe con la solennità di chi sta compiendo un gesto che travalica il proprio tempo, con pieno affidamento verso l’avvenire, con la fiducia che se non si trova comprensione nel presente, la si troverà nel futuro. Nel suo comunicare, infatti, Nicolini è sempre preoccupato di giustificare le motivazioni che lo spingono a farlo. Non scrive tanto per scrivere, ma lo fa innanzitutto per “dar conto” delle proprie azioni di politico, di imprenditore, di padre di famiglia, e chiedere, su di esse, il giudizio di chi legge. Ecco il senso della lettera introduttiva a Viva Capranica!, ecco la giusta lettura alla introduzione de Il Bilancio preventivo, quando dedicando le pagine di quella pubblicazione alla sua Azienda, ai suoi più stretti collaboratori, ai suoi operai, è sicuro che «…nessuno meglio di loro…» potrà giudicarlo «…con serenità e consapevolezza, anche contro certi estranei ed avversari, che in questi caldi giorni mi contestano, mi accusano e anche mi oltraggiano».

Una delle pubblicazioni di Pier Luigi Nicolini, divenuta poi il primo numero del ciclo "Immagini e documenti di vita capranichese", con testimonianze dell'operato delle Amministrazioni Comunali di Centro-Sinistra (dal 1973 al 1993).

 

Nella comunicazione politica ed istituzionale, Nicolini introduce a Capranica pratiche da grande Città, con la produzione a stampa e successiva distribuzione alla cittadinanza di alcuni suoi interventi in Consiglio o in Giunta Comunale, il cui contenuto ritiene necessario essere ben conosciuto soprattutto dai suoi elettori. Nel già tante volte ricordato Viva Capranica!, edito nel 1965, pubblica fotografie e documenti riguardanti la vita sociale, lavorativa e politica di Capranica, compresi alcuni suoi discorsi o testi di lettere particolarmente interessanti per la storia di quegli anni ma anche per interpretarne la psicologia. Durante la sua Amministrazione di Sindaco scrive – a proprie spese e senza gravare sulle casse del Comune – opuscoli, manifesti e lettere alla popolazione, dai quali traspare limpida la convinzione che un amministratore deve sempre rendere conto ai suoi elettori per tutto il suo operato. Lo fa in un momento storico – che potremmo definire forse come un’età dell’oro della politica, rispetto alla povertà di oggigiorno – nella quale i partiti esprimono ancora la loro forza e la loro vitalità, e dove esistono ancora, per la gente che ne ha voglia, i luoghi dove è possibile "fare" politica, dibattere e confrontarsi. Tuttavia le lettere e i pensieri scritti di Nicolini servono per orientare la discussione e dirigerla al fine ultimo del bene comune. La carta intestata del Gruppo di Consultazione Cittadina, creato in vista delle elezioni comunali del 1970, che reca in sé l’inconfondibile imprimatur nicoliniano, è già essa stessa – da sola – un meraviglioso programma di comunicazione politica, con frasi scelte dalla Pacem in terris di Giovanni XXIII, dagli articoli di Alcide De Gasperi, dai discorsi di Robert F. Kennedy. Riferimenti ideali che, come già si è accennato, servono da “stelle” da seguire nella navigazione notturna, soprattutto nei momenti in cui si ha l’impressione di aver smarrito la rotta giusta.

Carta intestata del Gruppo di Consultazione Cittadina

Ma rientra a pieno titolo nella comunicazione di Nicolini anche l’intento di dare a Capranica concreti momenti di aggregazione simbolica di natura civile, al di fuori delle grandi e tradizionali festività religiose, sui quali favorire il catalizzarsi dell’intera Comunità. Fa parte di questi intenti l’istituzione del Natale di Capranica al 7 luglio 772 e la celebrazione annuale della relativa ricorrenza civica. Da questo punto di vista della comunicazione nicoliniana – quella parte, cioè, che abbiamo definito orientata alla costruzione del sensus communis della comunità paesana – egli non si limita ad utilizzare la storia locale, operazione che gli attira non poche critiche[16], ma non esita a sconfinare in altri ambiti, come fa con la musica, cimentandosi nello scrivere i versi di quello che ormai da tempo può ritenersi come il vero e proprio inno della Comunità capranichese: Viva Capranica! Grazie alla collaborazione con il maestro Alessandro Cicognini, autore di numerose e famose colonne sonore e che firma con lo pseudonimo di Icini la musica di questo brano-simbolo, Nicolini riesce a portare lo spirito della capranichesità fino ai nostri giorni, dal momento che ancora oggi non manca occasione pubblica solenne durante la quale la banda comunale non esegua questo brano. 

Spartito e testo di Viva Capranica!

Sulla stessa linea di Viva Capranica! si pone anche il brano Piccola Verde Patria (musicato sempre da Cicognini), con versi che Nicolini dedica ai capranichesi emigrati all’estero, e Salutiamo il glorioso Gonfalone (su musica di don Antonio Spinucci), dedicato allo storico vessillo della Res Publica Capranicensis. Operazioni di comunicazione, se vogliamo, già sperimentate e collaudate, prima che nel più ampio mondo comunitario cittadino, in quello più piccolo e familiare dell'Azienda, come testimoniano La Cantata dei Pini (scritta in onore del padre Corrado e musicata dal maestro Annibale Chiassarini), e il mottetto Calendimaggio Capranichese (musicato da Ianni).



[1] Su don Egisto Fatiganti, si veda la scheda pubblicata da L.Osbat sul portale Gente di Tuscia: http://www.gentedituscia.it/fatiganti-egisto/

[2] Il 27 novembre 1981, Papa Giovanni Paolo Il lo dichiara “eroico nelle virtù”, quindi “venerabile”. Per approfondimenti: CECCARINI, Fabio, «Galileo Nicolini: un giovane capranichese santo passionista», Capranica Storica, 18/06/2017 - URL: https://www.capranicastorica.it/2017/06/galileo-nicolini-un-giovane.html

[3] Intervista a cura del sottoscritto nell’ambito del progetto regionale “La memoria racconta”, luglio 2012.

[4] NICOLINI, PIER LUIGI, Viva Capranica!, numero unico dell’Azienda Nicolini, Capranica 1965, p. 27

[5] Don Pietro Barbieri era nato il 9 marzo 1893 a Valle Lomellina, in provincia di Pavia. Morì a Roma il 16 ottobre 1963. Durante la Guerra, ed in particolar modo dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, si fa promotore di una rete di assistenza e protezione a profughi, perseguitati (in primis ebrei) e sfollati. Nel sottotetto della chiesa della Madonna del Rosario, in via Cernaia, con la preziosa collaborazione di alcuni dipendenti del Poligrafico dello Stato, installa una vera e propria tipografia clandestina per la falsificazione dei documenti di identità dei rifugiati, che gli fanno guadagnare il soprannome di “don falsario”. Nel dopoguerra a Pieve del Cairo fonda la Cittadella Sociale. Nel 1952 fonda la Scuola superiore di servizio sociale. Nella Capitale don Pietro aveva fondato un orfanotrofio per bimbi orfani di guerra, una clinica ospedaliera ed il mensile «Idea», un rivista di cultura, politica, letteratura, arte e scienze, attorno alla quale coinvolge intellettuali del calibro di Luigi Einaudi, in quel momento Presidente della Repubblica, e di Jacques Maritain. Viene ricordato anche come comunicatore radiofonico come decennale commentatore del Vangelo in una apprezzata rubrica radiofonica della RAI.

[6] MICHELI, LUIGI, Capranica, in Lazio d’Oro - Cenni storici intorno ai Comuni del Lazio – Biografie di persone meritevoli, Editoriale Nostra Italia - Roma 1956, pp. 819-825

[7] Bibliografia contenuta in NICOLINI, PIER LUIGI, Viva Capranica!, cit., p. 54. Si fa riferimento al seguente scritto: NICOLINI, PIER LUIGI, «La fabbrica del miele», in Gioventù Rurale, 4 settembre 1951. Altro resoconto in ambito apicolturale è contenuto in LONGARDI, PIERO, «Alveari a Capranica», in Scena Illustrata, LXVII (1952), n. 6, pag. 97.

[8] John Henry Newman (Londra, 21 febbraio 1801 – Edgbaston, 11 agosto 1890), cardinale cattolico, teologo e filosofo inglese. E’ stato proclamato santo il 13 ottobre 2019. La frase di cui parliamo è “Signore fammi andare d'accordo almeno con quelli con i quali tu sai che io sono già d'accordo”.

[9] Relazione del Sindaco in NICOLINI, PIER LUIGI, Il Bilancio preventivo approvato dal Consiglio Comunale il 21 novembre 1974, opuscolo che inaugura la collana “Immagini e Documenti di Vita capranichese”, p. 7

[10] Ivi

[11] Intervento in Consiglio Comunale del 7 novembre 1973, riportato in NICOLINI, PIER LUIGI, Il Bilancio preventivo approvato dal Consiglio Comunale il 21 novembre 1974, p. 8

[12] Delibera del Consiglio Comunale n. 9 del 24 marzo 1972

[13] NICOLINI, PIER LUIGI, Il Bilancio preventivo approvato dal Consiglio Comunale il 21 novembre 1974, p. 9

[14] Intervento in Consiglio Comunale del 21 novembre 1974, NICOLINI, PIER LUIGI, Il Bilancio preventivo approvato dal Consiglio Comunale il 21 novembre 1974, p. 9

[14bis] Chi scrive ricorda vividamente il fascino che l'etimologia esercitava in Pier Luigi Nicolini. Una volta arrivò a dire che per farlo felice sarebbe stato sufficiente che qualcuno gli avesse regalato un dizionario etimologico di quelli seri e dettagliati, nella cui lettura "a casaccio" sarebbe stato capace di perdersi per delle ore.

[15] Certo, si può avanzare l’obiezione che gli scritti nicoliniani non possano essere ritenuti imparziali perché prodotti secondo il punto di vista particolare di un uomo. Ma parafrasando Marc Bloch, se si fosse ascoltata la testimonianza di Napoleone sulla battaglia di Waterloo, questa sarebbe stata senz’altro profondamente diversa da quella di un suo qualsiasi generale, e ancora radicalmente diversa da quella di un generale inglese, che combattè dalla parte della vittoria (cfr. BLOCH, MARC, Apologia della Storia o Mestiere di Storico, Einaudi, Torino 1998). Tuttavia, grazie all’uso – del tutto consapevole – che Nicolini fa della comunicazione, la sua testimonianza non solo esiste e ci giunge oggi integra, ma anche si può leggere, commentare, persino criticare, mentre quella dei suoi avversari politici del tempo no. Ed è questa la forza vincente della sua comunicazione: l’averla prodotta. Nicolini dimostra di aver capito a fondo che la comunicazione scritta è destinata a vincere su quella parlata, perché è fatta per essere conservata e per attraversare le ingiurie degli anni, mentre la seconda rimane soltanto flatus vocis, potente quanto si vuole nell'immediato, ma ineluttabilmente ordinata a disperdersi nell’aria.

[16] Come furono quelle mossegli da Giuseppe Morera. Sull’argomento si veda: CECCARINI, Fabio, Un repertorio bibliografico sul Castrum Capralice, in Castrum Capralice e il castello di Capranica nel Medioevo. Atti del convegno 7 settembre 2019, a cura di M. Colognola, Capranica 2021, pp. 27-44

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CECCARINI, Fabio, «Pier Luigi Nicolini: l’animatore sociale, il politico, il comunicatore», Capranica Storica, 16/12/2022 - URL: https://www.capranicastorica.it/2022/06/pier-luigi-nicolini-lanimatore-sociale.html

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