di Pacifico Chiricozzi
Tratte dal libro Le Chiese di Capranica, Romagrafik 1983, pp. 81-88, ripercorriamo insieme a Don Pacifico Chiricozzi, già parroco della chiesa di Santa Maria Assunta e apprezzato storico diocesano, le vicende fondative e storico-artistiche della graziosa chiesa rurale della Madonna delle Grazie.
E’ fuori dell’abitato nella vallata a sud verso la confluenza delle altre vallate minori che scendono da Orsolini, Regagni e Montecasciano. La facciata è a timpano, liscia ed intonacata; ha un occhio di bue centrale e portale semplice. Sul lato sinistro, sopra uno sperone avanzato e poggiato a ridosso dello spigolo della facciata, sorge da terra il campanile a vela, rustico e con due arcate e due campanelle.
Misure:
- facciata: m. 11,15 x 7,80
- interno: m. 21,60 x 10,05
Interno:
Il vano interno è unico, semplice con capriate a vista e pianelle in cotto. L’altare M. ed unico è addossato alla parete divisoria della sagrestia, nella quale parete vi è una nicchia in cui è collocata l’immagine ad affresco della Madonna; la mensa è in semplice muratura. Il pavimento è in cotto, le finestre rettangolari e quindi non più originali. La sagrestia è situata in un corpo di fabbricato contiguo, ed è semplice e senza particolarità.
Chiesa della Madonna delle Grazie, vista dell'interno |
Titolo:
Madonna delle Grazie (festa 2a domenica di
maggio). E’ uno dei tanti titoli dato alla Vergine Madre di Dio Maria SS.ma[1]. Esso
è un titolo che non è sorto da un fatto unico e specifico della vita di Maria
SS.ma né da un avvenimento singolare che ha caratterizzato un giorno o un’epoca,
quanto invece è venuto da un lungo, lento e costante accrescimento di piccoli
fatti accaduti a varie persone, e che lungo i secoli cristiani hanno trovato un’espressione
capace di richiamo e di fede.
Un titolo polivalente quindi che vuole essere una ininterrotta documentazione
di un comportamento che esprime reciproca fede religiosa e calorosamente umana
allo stesso tempo. La singolare posizione di Maria SS.ma nei confronti della
vita degli uomini nella complessa vicenda che la caratterizza, trova riscontro
in Lei da una parte come Madre di Dio e degli uomini e dall’altra per noi come
figli a volte impotenti di fronte a certi avvenimenti, a volte fiduciosi in una
bontà superiore a quella umana, a volte nell’entusiasmo e nell’euforia della
vita, a seconda delle circostanze e degli stati d’animo di una singola persona
o di un popolo.
Tutto questo però non è solamente sentimento o fantasia, ma poggia su reali
basi, che vanno oltre le contingenti vicende umane. Come Madre di Dio Maria ha
potuto congiungere quello che qualsiasi mente umana mai avrebbe potuto
immaginare, ossia dare la vita in questo mondo a Dio e all’Uomo uniti in un
vincolo di sangue e di grazie, per grazia particolare di Dio stesso. Gesù,
Figlio di Dio e Figlio di Maria è diventato per mezzo di Lei la fonte e la
causa della salvezza per tutti gli uomini. Questo ha dato a Maria la ricchezza
sovrumana di grazie che da Gesù, nato da Lei, passa ad ogni uomo sia nell’ordine
naturale che soprannaturale. Una particolare sensibilità umana, alimentata da
una fede divina, ha saputo cogliere questo stato di fatto e l’ha concretato e
lo concreta con l’invocazione accorata e fiduciosa di Madre delle Grazie.
Chiesa della Madonna delle Grazie, il semplice campanile a vela |
Origine e vicende:
Non si hanno notizie scritte circa l’origine e l’epoca
precisa in cui è sorta questa chiesa. Penso però che si debba ricollegare al
crocevia stradale a cui fanno capo le strade di Regagni, Rielli e
Montecasciano. In particolare quella di Rielli, che in antico era la strada per
Ronciglione. Non doveva essere così come è oggi la primitiva chiesa sorta in
questo punto; anzi tutto fa pensare che ora siano due chiese giustapposte l’una
all’altra in epoche successive: e precisamente il vano dell’attuale sagrestia
una e il vano grande attuale della chiesa l’altra.
Che la primitiva chiesa sia molto antica lo fanno pensare: a) la rusticità
delle strutture murarie; b) alcune rimanenze stilistiche; c) l’accennata
posizione viaria. Le successive trasformazioni, che andrebbero studiate più
analiticamente con sondaggi « in loco », non facilitano allo stato attuale una
valutazione circa la sua primitiva costruzione; ma c’è da pensare che tutto ciò
sia avvenuto dopo la chiesa di S. Lorenzo o S. Francesco, la prima delle chiese
rurali o « extramuros », cioè fuori dell’abitato dei due antichi castelli
riuniti insieme[2].
Anche la scelta del titolo non è avvenuta all’inizio, cioè non è sorta con il
preciso titolo di « Madonna o Maria delle Grazie »; ma si è formato per
accumulo, dopo che l’immagine ha operato tra i fedeli devoti varie grazie;
tanto più che nessuno a Capranica ricorda qualche fatto straordinario al
riguardo, come spesso è accaduto per varie chiese dedicate alla Madonna. E
questo perdersi nei secoli passati è ancora una convalida della sua antichità e
dell’umiltà delle origini.
Nemmeno della confraternita che ancora oggi vi celebra la più grande e più
bella e sentita festa di Capranica, si può dire qualche cosa a riguardo circa
le sue origini; mentre si hanno notizie più recenti sulle successive
aggregazioni giuridiche e religiose con altre confraternite ed attività che le
hanno caratterizzate.
La chiesa della Madonna delle Grazie subì anch’essa
rimaneggiamenti ed un leggero imbarocchimento. Gli affreschi oltre che
testimoniare le trasformazioni ci ricordano pure le devozioni aggregate in
questa chiesa, come quella di S. Apollonia per la protezione contro il mal di
denti, di S. Agata contro il male alle mammelle, di S. Eligio contro le
disgrazie causate da cavalli, di S. Lucia contro le malattie degli occhi, di S.
Antonio abate contro le epidemie degli animali e di S. Giuliano l’ospedaliere
contro i pericoli dei viaggi dei pellegrini.
Tutti questi santi e sante protettori hanno un riferimento ad ogni evenienza
della vita fuori del normale; ma in particolare S. Giuliano richiama i
pellegrinaggi verso Roma[3]. A
Capranica qui alla Madonna delle Grazie siamo sulla strada Cassia per Roma e a
pochi chilometri da Sutri, l’ultima grande tappa per i pellegrini diretti alle
sacre memorie cristiane di Roma. Ciò significa che la chiesa della Madonna
delle Grazie ha assolto anche la funzione di posto di riposo e di ristoro come
succursale di Sutri e che quindi doveva avere affiancato qualche locale per
questo scopo. Non quindi luogo di pernottamento, ma di tappa intermedia per
giungere a Sutti. Lì vicino c’è la fonte dell’acqua di S. Rocco e poco più in
su quella dell’acqua minerale, acque buone ed abbondanti capaci di dare ristoro
agli stanchi e riarsi pellegrini. Ancora una ragione di più per ritenere molto
antica questa chiesa della Madonna delle Grazie e per spiegare come il titolo
di Madonna delle Grazie assomma nella Beata Vergine
Madre di Gesù tutta la fede, la speranza e l’amore di ogni fedele bisognoso di
qualsiasi grazia o favore per le sue più svariate necessità della vita e come
la stessa intercessione del santo o della santa particolare protettrice di
qualche malattia, trovi nella Madonna la Regina e la mediatrice di tutte le
grazie, Colei che per essere la più vicina a Dio e la più vicina agli uomini, è
anche la più efficace avvocata dell’umanità bisognosa e sofferente.
Chiesa della Madonna delle Grazie, la sacra immagine conservata nella parte più antica dell'edificio, dipinta su tegola |
Questa digressione era necessaria per chiarire tante cose, soprattutto la
presenza nella chiesa della Madonna delle Grazie di tanti santi e sante
effigiate sopra questi muri.
Ma sappiamo che lo spirito di pellegrinaggio, che ha caratterizzato
l’uomo medioevale, è poi venuto meno nei tempi moderni. Anche la chiesa della
Madonna delle Grazie a Capranica, non ha assolto più i compiti per cui era
sorta; ma fortunatamente una nuova devozione Mariana si è sostituita a quella
dei pellegrini e da allora non è venuta mai meno presso i capranichesi. La
chiesa ha conosciuto temporanei abbandoni; ma non è stata mai del tutto
dimenticata. Ha avuto trasformazioni, seguendo l’influenza dei tempi; ma tutte
queste vicende non le hanno fatto perdere la sua identità ed è giunta a noi
ancora vitale per la fede e la devozione dei capranichesi.
Ubicazione e urbanistica
La chiesa della Madonna delle Grazie, come si è già
accennato, si trova alla confluenza di diverse strade secondarie e a lato della
Via Cassia; sia quella antica dei pellegrinaggi medioevali, sia quella moderna
caratterizzata dalle veloci automobili.
Questa posizione urbanistica non è però affatto vistosa e rimarcabile da tutti,
perché la sua modesta fabbrica non richiama troppa attenzione e curiosità. Una
semplice chiesa di campagna sotto l’abitato antico, non circondata da case,
posta in un piccolo spiazzo (ora reso più ampio e più pianeggiante), tra il
monte di S. Terenziano ricoperto di verde e la punta del colle dove è piantato
l’antico borgo medioevale, alla confluenza delle due vallate fiancheggianti il
paese e allo sbocco di altre vallate minori come quelle già ricordate di
Regagni, Rielli e Tassi. Posizione quindi non dominante, ma oggi di intenso
transito, che trova nella chiesa non un ostacolo, ma un preciso punto di
riferimento, anche se oggi non da tutti avvertito per la forte velocità dei
passanti.
Chiesa della Madonna delle Grazie, ubicazione e percorsi delle antiche vie di comunicazione |
La zona ha un riferimento ad una particolare area sacra perché comprende oltre la chiesa della Madonna delle Grazie, anche quella di S. Terenziano sopra il monte e quella di S. Rocco presso le fonti omonime; giova ricordare che c’è pure una piccola località denominata « Padreterno », ubicata al di dietro della chiesa della Madonna delle Grazie, presso la strada che sale a Regagni e di cui non si conosce l’esatta motivazione.
Arte
Dal lato artistico, lo si è già ben capito, la chiesa della Madonna delle Grazie non è un esempio brillante per stile particolare. La sua linea, che nonostante i vari e successivi rifacimenti è rimasta ancora, è quella romanica semplice, rustica ed umile. Non ha ornamenti od opere insignì né all’interno, né all’esterno. Forse non dispiacerebbe nemmeno un ritorno alla primigenia linea essenziale che la caratterizzava nella sua rusticità senza intonaco e senza orpelli. Ma anche la semplicità e la stessa rusticità ha il suo fascino che attrae e soprattutto dispone gli animi alla preghiera e alla riflessione, quasi un veridico specchio che fa riflettere sull’uomo, cioè non tanto sulle sue fattezze esteriori, quanto invece sulla sua pochezza naturale e spirituale.
Feste e culto
Oggi la chiesa della Madonna delle Grazie viene
officiata generalmente una volta l’anno, la seconda domenica di maggio. Ma
basta questa sola circostanza a misurare tutta la portata della devozione
popolare che caratterizza tale ricorrenza. Lo stretto connubio tra devozione
religiosa e manifestazione popolare qui
risalta in tutta la sua vistosità e in tutta la sua potenzialità, capace ancora
di esplodere in questo scorcio del nostro secolo per tanti aspetti
sconcertante. Non c’è fanatismo, non c’è folclore paesano singolare, ma
solamente vera festa di popolo che partecipa compatto ad una manifestazione
religiosa. Anche come coloratura e coreografia non c’è che solamente il bianco
sacco dei confratelli vestiti rifinito da una mozzetta o mantellina celestina.
C’è invece lo scenario del colle, oggi brullo e ricoperto di selci; e lo
scendere e risalire per esso di tutti i capranichesi residenti ed oriundi, che
per la circostanza ritornano in paese per seguire la piccola macchina
processionale che porta la statua vestita della Madonna delle Grazie. Fa da
cornice anche lo sparo dei mortaretti secondo l’antica tradizione. Ma tutto
questo è ben sproporzionato al fervore che emana da questa grande massa di
gente, e non trova altra spiegazione che nella fede che essa manifesta.
Tradizione! Si dirà oggi da molti. Ma proprio perché questa tradizione ha
resistito a tutti gli attacchi del Secolo ed è ancora oggi viva, sincera ed
equilibrata, e soprattutto anche nutrita da pratica sacramentale e religiosa,
resta valida e testimonia a tutti la fede cristiana; anche a chi pretenderebbe
cancellare del tutto queste manifestazioni.
Chiesa della Madonna delle Grazie, trittico con Sant'Antonio Abate (a sx.), Madonna, San Rocco (a dx) |
Posizione giuridica
La chiesa ha sempre appartenuto alla confraternita
della Madonna
delle Grazie ed è tenuta con cura dai confratelli, e recentemente l’hanno
ancora una volta restaurata a proprie spese.
DOCUMENTI
Il primo documento riguardante questa chiesa è la visita apostolica del 1574[4] che dice: «...poi vide la chiesa sotto il titolo della Madonna delle Grazie ovvero della Scalella fuori le mura, vi è la confraternita detta di Maria Vergine, nella quale vi era un unico altare del tutto spoglio con la Croce di legno soltanto, e perché detta chiesa era soltanto coperta del tetto e non aveva il muro davanti né la porta, il Signore esortò i confratelli predetti che almeno entro tutto l’anno presente facciano il muro e la porta davanti a detta chiesa affinché si possa comodamente chiudere e in essa non vi entrino gli animali. Soprattutto perché i predetti confratelli fanno celebrare in detta chiesa in ciascun mese la messa: però non ha redditi né i predetti confratelli recitano alcun ufficio se non il « Pater Noster » e l’Ave Maria. Il Signore ordinò di provvedere l’altare di 3 tovaglie, del paleotto e due candelieri di legno, della pietra sacra e di farvi lo sgabello di legno o predella davanti all’altare e di apporvi la carta delle orazioni segrete.
Chiesa della Madonna delle Grazie, esterno, Madonna dei Pellegrini |
Chiesa della Madonna delle Grazie, esterno, bussola per le elemosine |
Dalle visite pastorali compiute da Mons. De Paolis[5] (1627-1643) non emergono particolari degni di rilievo, perché è fatto solamente il nome della chiesa.
- Visita pastorale del 1662 (Anania[6]): « ... visitò la chiesa della Beata Maria delle Grazie situata fuori la Terra, la cui festa titolare si celebra la seconda domenica di maggio ... ».
- Visita pastorale del 1670 (Spinola[7]): « ... visitò la chiesa della Beata Maria delle Grazie la cui festa si celebra la seconda domenica di maggio »
- Visita pastorale del 16 72 (Spinola) : « ... visitò al ritorno (da San Terenziano) la chiesa della Beata Maria delle Grazie e visitò l’altare nel quale vi è la confraternita... comandò di riparare i muri per l’umidità che vi era intorno a tutta la chiesa »
- Visita pastorale del 1676 (Spinola) « ... visitò la chiesa della Beata Maria delle Grazie nella quale vi è la confraternita... visitò l’altare e comandò di provvedere a rimuovere l’umidità dietro detta chiesa ».
- Visita pastorale del 1694 (Mellini[8]) « ... visitò la chiesa della Beata Maria delle Grazie nella quale vi e la confraternita ... visitò l’altare maggiore e l’altare di S. Antonio abate»
- Visita pastorale del 1696 (Mellini) « ... visitò la chiesa della Beata Maria delle Grazie vicino alla fontana e a circa trenta passi di distanza della chiesa di S. Rocco, vi è in essa un unico altare nel quale si canta messa da parte del capitolo di S. Maria nella seconda domenica di maggio, quando vi convengono con esso il popolo processionalmente insieme
con la confraternita vestita ed ivi aggregata. L’immagine rappresenta la Beata Vergine che ha in braccio il Bambino Gesù dipinta nel muro e circondata da volti di Angeli e da cornici di stucco e dalle immagini dei santi Apollonia, Agata, Eligio, Lucia. Il presbiterio è lungo palmi 17, largo palmi 25, e sotto la volta del medesimo è alto palmi 25, ed è provveduto
da ambe le parti di sedili di legno. Nella sagrestia o al coro vi si entra per due porticine una per parte dell’altare descritto, sopra la quale vi è parimenti dipinta nel muro la Natività della Beata Maria e la sua fuga in Egitto, vi è collocato un altro altare nel quale non si celebra.
Fuori del Presbiterio al lato del Vangelo del medesimo altare descritto vi è collocato un altare nel quale non si celebra, l’immagine dipinta nel muro rappresenta la Beata Vergine, S. Antonio abate, e S. Giuliano senza nessun altro. Il restante corpo della medesima chiesa ad unica navata è lungo palmi 80, largo palmi 33, alto palmi 45, con tetto semplice e 3 finestre laterali verso occidente e una unica sopra la porta fatta a forma rotonda; il pavimento è in cotto di mattoni, ha due entrate ed è isolata e sopra il tetto vi è collocato il campanile con due campanelle ».
- Visita pastorale del 1697 (Mellini) « ... visitò la chiesa della Beata Maria delle Grazie nella quale vi è la confraternita».
- Nella visita apostolica del 1773 si dice: « ... poi l’E. Signore andò verso l’altra chiesa di S. Maria delle Grazie che è consacrata e provvista sufficientemente di suppellettili; tuttavia appare il troppo miserando stato di essa non essendovi i candelieri decenti, comandò di rinnovarli entro un mese sotto pena di uno scudo. Benché infatti non vi siano sicuri oneri di messe, tuttavia qualche volta in essa vi si celebrano messe per devozione ».
NOTE AL TESTO a cura di Fabio Ceccarini
[1] Su Wikipedia, si veda il lemma Madonna delle Grazie, per capire la portata e la notevole diffusione del fenomeno devozionale legato a questo titolo in Italia.
[2] Da un documento dell’Archivio Parrocchiale (riportato in Ceccarini Fabio, Dio fa casa con l’uomo. La Collegiata di San Giovanni Evangelista in Capranica nel bicentenario della sua fondazione, Capranica, EffeCi Edizioni 2001, Appendice, doc. iv) purtroppo privo di data ma risalente agli anni ’70 del xviii sec., risulta che a contendere alla piccola pieve di San Pietro la palma della chiesa più antica di Capranica ci sarebbe quella della Madonna delle Grazie. Infatti, nel suddetto documento si afferma “Che la nostra Chiesa di S. Maria sia stata eretta dopo le due vetustissime Chiese della Vergine delle Grazie e di S. Pietro, e quella consagrata, e restata alla nostra Filiale, niuno ne’ ha dubitato, e posto in questione ”.
[3] Altra testimonianza del probabile uso della chiesa come ospedale per pellegrini è la presenza, sul muro esterno, di una edicola della Madonna dei Pellegrini e di una bussola per offerte. L’immagine esterna, è chiaramente ispirata all'icona orientale della Theotokos Odigitria (Madre di Dio Odigitria = colei che indica e guida lungo la strada), patrona dei viandanti, e riproduce l’immagine della Madonna con bambino dipinta su tegola, conservata all’interno della chiesa, sull’altare maggiore. Cfr. Ceccarini Fabio – Ricci Fulvio, Le edicole mariane di Capranica. Un catalogo dalla mostra (Capranica, Chiesa di San Francesco, 9-12 maggio 2013), EffeCi Edizioni - Fede e Cultura, Capranica 2014, pp. 69-73
[4] Archivio Segreto Vaticano, Congregazioni Vescovi e Regolari, Visita apostolica 33, ff. 12v-21r. La visita citata è quella eseguita da Alfonso Maria Binarini (Bologna, 1510 - Camerino, 26 aprile 1580), vescovo di Rieti e Camerino. Mons. Chiricozzi, nel suo Le chiese di Capranica, Roma 1983 ne riporta una segnatura d’archivio errata. Sulla visita v. anche Canonici Claudio - Santoni Piero, Parrocchie, Chiese e Confraternite. Per una storia delle istituzioni religiose capranichesi attraverso le carte dell’Archivio Storico Parrocchiale, Capranica 1997, p. 1. A parte l’errore tipografico che affligge il cognome del Visitatore Apostolico (Bindarini anzichè, correttamente, Binarini) è da notare, in quest’ultima pubblicazione, che il Canonici appella lo stesso col titolo di Cardinale mentre ad esso, in realtà, non fu mai conferita la porpora. Alfonso Maria Binarini fu uno dei protagonisti della riforma del Collegio Cardinalizio dopo il Concilio di Trento. Come riporta il von Pastor L. F., Storia dei Papi dalla fine del medio evo, Trento 1890, viii, pp. 101-102, nel 1571 insieme all'Ormaneto presentò, in merito, una dettagliata relazione al Papa Pio V (il francescano Michele Ghisleri, già vescovo di Sutri, poi proclamato santo) in cui "…si dice anco che li reformatori [cioè Ormaneto e Binarini, ndr] hanno detto al papa che sarebbe bene riformare li cardinali et le case loro, et non lasciare che magnassero in argento et che facessero andare le loro famiglie vestite di longo et tenessero un confessore in casa che ogni mese confessasse et comunicasse tutta la famiglia loro" (Aurelio Zibramonti al duce di Mantova 13 gennaio 1571, Archivio Gonzaga in Mantova). Nell'agosto 1566 fu incaricato dal papa di procedere alla visita apostolica delle chiese romane, insieme ad altri 3 visitatori. Visita che, "secondo i concetti di molti curiali i visitatori procedevano «molto rigorosamente» tanto che in alcuni casi dette ordine di procedere all'arresto dei parroci” (von Pastor L. F., Storia dei Papi, cit., viii, p. 127). Sul Binarini, infine, si veda anche L. Jadin, Binarini, Alfonso-Maria, in DHGE, viii, coll. 1498-1499; von Pastor L. F., Storia dei Papi, cit., ix, pp. 51-59; Moroni, 99, p. 172.
[5] Mons. Sebastiano De Paolis, durante il suo episcopato fece costruire la villa Paola a Capranica, che da lui prende il nome. Per antica tradizione infatti, il vescovo di Sutri soggiornava 4 mesi l’anno a Capranica, da giugno a settembre.
[6] Marcello Anania, vescovo di Nepi e Sutri dal 1° giugno 1654 al 25 aprile 1670.
[7] Giulio Spinola, vescovo di Nepi e Sutri dal 2 giugno 1670 al 7 novembre 1677 con il titolo personale di arcivescovo. Eletto cardinale il 7 marzo 1667, fu poi arcivescovo di Lucca fino al 25 novembre 1690.
[8] Savo Millini, romano, all’età di 31 anni è promosso all’ordine del subdiaconato, diaconato e presbiterato, rispettivamente il 17 e il 31 marzo 1668 e il 18 novembre 1668. Nel 1663 consegue il dottorato in diritto alla Sapienza. Arcivescovo di Cesarea (in partibus infidelium) dal 17 giugno 1675, il 28 dello stesso mese è nominato assistente al soglio pontificio. Creato cardinale di S.R.E. il 1° settembre 1681 da papa Innocenzo xi con il titolo di Arcivescovo di Cesarea, dal 22 dicembre dello stesso anno è nominato vescovo di Orvieto. Il 12 agosto 1686 è trasferito al titolo cardinalizio di Santa Maria del Popolo e successivamente, il 12 dicembre 1689, a quello di San Pietro in Vincoli. Vescovo di Sutri e Nepi con il titolo personale di arcivescovo dal 17 maggio 1694, muore il 10 febbraio 1701. Devoto di San Pio v (il francescano Michele Ghisleri, già suo predecessore nell’episcopato sutrino e nepesino), donò al capitolo della Collegiata di San Giovanni una reliquia del Santo (cfr. HC, v, pp. 11, 286 e 398). La reliquia, parte di una sua veste liturgica, fu donata al Capitolo dal Card. Millini poco prima della sua morte, il quale così scriveva: “M.to Ill.mi, e M.to Re.di Sig.ri. Ho gusto, che le SS.rie Vostre habbino ricevuta, e gradita la Relliquia del B. Pio v con la sua autentica, che io ho regalata loro, e a cotesta lor Chiesa, e godrò, che la med.ma Relliquia venga venerata con tutto l’osseguio possibile dalla loro divozione, e da tutto cotesto Cap.lo e resto di nuovo augurando loro il colmo delle felicità. Roma 24 Aple 1700. Delle SS.rie V.V.. Aff.mo sempre. S. Card. Millini.”. Lo stesso card. Millini insistette non poco, ma invano, affinché Pio v fosse proclamato co-patrono di Capranica insieme a San Terenziano. Cfr. Ceccarini Fabio, Dio fa casa con l’uomo. La Collegiata di San Giovanni Evangelista in Capranica nel bicentenario della sua fondazione, Capranica, EffeCi Edizioni 2001, p. 106
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CHIRICOZZI, Pacifico, «La chiesa rurale della Madonna delle Grazie», con note a cura di Fabio Ceccarini, Capranica Storica, 28/05/2023 - URL: https://www.capranicastorica.it/2023/05/la-chiesa-rurale-della-madonna-delle.html
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