di Fabio Ceccarini
Qualche considerazione su alcune foto che recentemente sono state pubblicate sulla pagina Facebook “Volti Capranichesi – Tagga l’avo!”, prima che scompaiano fagocitate dallo spietato motore del social network.
Il carattere effimero di Facebook che “mangia” continuamente ciò che viene pubblicato senza quasi che ne rimanga traccia, di certo non favorisce il ricordo dei singoli post da parte dei suoi utenti. Capita spesso, quindi, soprattutto nel caso delle vecchie foto, che vengano ripubblicate varie volte da utenti diversi, frequentatori abituali del social network, che nel quotidiano scandagliare i vari post pubblicati vanno accumulando serialmente imponenti archivi digitali, anche se per la maggior parte composti di materiale di scarsa qualità: foto fatte con cellulari, deturpate da fastidiosi riflessi, sfocate e malfatte, con risoluzioni bassissime, deformate vistosamente nelle dimensioni, praticamente inutilizzabili per usi diversi se non quelli squisitamente social. Nel vero e proprio “boom” che in questi ultimi giorni sta vivendo la pagina Facebook “Volti Capranichesi – Tagga l’avo!”, amministrata da Paolo Faiella, Antonio Barella, Maurizio Colognola e Fabio Romagnoli, alcune di queste foto sono state ripubblicate per l’ennesima volta, dopo che le stesse sono state oggetto di decine di commenti, negli anni passati, su altre pagine analoghe. E questo perché, ovviamente, nel grande pubblico che riesce ad attrarre Facebook, c’è sempre qualcuno che quella foto in particolare non l’ha mai vista e ne rimane meravigliato e attratto, sentendo il bisogno di commentarla e di aggiungere un proprio ricordo, e dunque di condividerla a sua volta. Ma questo è anche il bello dei social network.
Accanto a questa pagina, di creazione abbastanza recente rispetto ad altre, va ricordato poi che sono operanti su Facebook le seguenti pagine tematiche sul nostro Paese attive già sin dagli anni 2010/2011: Tutti i capranichesi su Facebook …vediamo quanti siamo!!!, Nun sia capranichese si…, Capranichesi nel Mondo. Da queste pagine provengono molte delle foto pubblicate su Volti Capranichesi – Tagga l’avo!, a dimostrazione della labilità di questo genere di pubblicazioni. Infine, le medesime foto, o altre ancora, sono state poi utilizzate in varie mostre organizzate nell’ultimo decennio. Iniziative che hanno riscosso un buon successo di pubblico, come: Capranica in grigioverde!, 2009; Capranichesi, 2014; Capranica e capranichesi in foto, 2017. In questo caso, il materiale utilizzato è stato spesso recuperato e restaurato, nonché pubblicato corredato da didascalie esplicative prodotte grazie ad un lavoro di ricerca storica piuttosto laborioso e impegnativo.
Tra gli scatti “d’epoca” pubblicati di recente sulla pagina Facebook “Volti Capranichesi – Tagga l’avo!”, vorrei soffermarmi in questo articolo su alcune foto in particolare, prima che le stesse scompaiano nuovamente, mangiate e digerite nella pancia del social network. Almeno fino a che non saranno nuovamente riesumate, in futuro, da parte di qualche collezionista di immagini. Lo scopo di queste righe, dunque, è quello di mostrare quante notizie e considerazioni possono sgorgare dall’osservazione di una fotografia, nella consapevolezza che i social network sono probabilmente e paradossalmente – dal momento che si reggono esclusivamente sulla potenza evocativa dell’immagine – gli strumenti peggiori per far rivivere a lungo uno scatto. A meno che non ci si accontenti della fugace notorietà che deriva dal raccogliere qualche like.
Foto pubblicata su FB da Ornella Sarnacchioli |
Sfilata sul ponte dell’Orologio
Descrizione dello scatto
La foto è stata pubblicata da Ornella Sarnacchioli e ritrae un carro trainato da quattro buoi addobbati a festa, sfilanti tra due ali di figuranti in costume (donne vestite da campagnole, soldati romani…). Al centro, poco sopra ad un figurante vestito da soldato romano con al collo un corno, si intravede, con basco, Paolo Rosa (detto Sprizzi), proprietario dei buoi. Alla sua destra, proprio al centro della foto, una guardia comunale. A sinistra, in primo piano, a cavallo si riconosce Sarnacchioli Adurno (il nonno di Ornella). Un secondo figurante a cavallo è in posa a sinistra, in secondo piano rispetto ad Adurno, in costume da centurione romano. Un cane passeggia indisturbato tra la folla. Sopra al fornice della porta dell’Orologio campeggia una grossa epigrafe. Tutti i figuranti guardano fissamente in direzione dell’obiettivo della macchina fotografica, segno evidente che a questo punto della sfilata il corteo si è arrestato proprio per permettere al fotografo di scattare (presumibilmente si tratta di una macchina su cavalletto). Ecco di seguito la foto a risoluzione migliore, pulita dagli strappi:
Considerazioni e possibile datazione
La foto ritrae un evento corale a cui partecipa tutta la popolazione di Capranica. Ai lati dei moltissimi figuranti, addossato ai parapetti del ponte, vi è infatti un pubblico perlopiù maschile, come denuncia la grande quantità di cappelli neri visibili. Il tema della sfilata è l’agricoltura e la fertilità della terra. La grande epigrafe posta sopra l’arco della porta recita infatti: "CAPRANICA CANTA // PERCHÉ L'AGRICOLTURA // TORNI ALLO SPLENDORE ANTICO // CON LA SAPIENTE GUIDA DEL DUCE". Sul carro, tirato da quattro buoi di razza maremmana magnificamente addobbati, all’interno di un tempietto con l’epigrafe “TERRA”, è portata la dea Cerere, o Demetra. Una seconda foto del carro postata da Fabio Romagnoli (qui il link), presa durante lo stesso evento ma sul viale Nardini (sullo sfondo si vede la facciata della chiesa della Madonna del Piano), ci consente di vedere meglio l’addobbo dei buoi e il tempietto trasportato dal carro. Questo ha pianta circolare, con cinque colonne scanalate che sorreggono un timpano circolare recante la scritta “TERRA”. In sommità, troviamo un fascio littorio in orizzontale e l’aquila imperiale romana. All’interno del tempietto, vi è la dea dell’agricoltura Cerere (o Demetra), impersonata da una figurante. Tuttavia entrambe le foto non ci consentono di vedere o capire se la figurante-dea rechi attributi propri di Cerere derivanti dall’iconografia classica romana, come la cornucopia. In ogni modo, la figurante sembra avere un copricapo con addobbo floreale, ma non la corona propria della dea Cerere.
Foto postata su Facebook |
Foto digitalizzata dall'originale - Concessa da Teresa Rosa per la mostra "Capranichesi", 2014 |
Le due foto (quella postata da Ornella Sarnacchioli e quella postata da Fabio Romagnoli), non riportano date, né è possibile stabilirle con precisione attraverso i pochi elementi a disposizione. Gli scatti potrebbero risalire, comunque, alla seconda metà degli anni Venti del ‘900, gli anni cioè, nei quali prese vita e si sviluppò la cosiddetta “battaglia del grano”, parallelamente alla politica agraria della bonifica integrale. Questa, infatti, fu lanciata da Benito Mussolini il 14 giugno 1925 con un comunicato dell’agenzia di stampa Stefani e segnò una vasta e partecipata mobilitazione della popolazione a tutti i livelli, dai quadri tecnici dei consorzi agrari, alle cattedre ambulanti di agricoltura, fino alle camere agrarie provinciali, con lo scopo di muovere il possente esercito degli agricoltori per vincere i dazi stranieri e raggiungere l’autosufficienza alimentare. Come affermò Mussolini il 30 luglio del 1925: “La battaglia del grano, o signori, significa liberare il popolo italiano dalla schiavitù del pane straniero. La battaglia della palude significa liberare la salute di milioni di italiani dalle insidie letali della malaria e della miseria”. La battaglia, sostenuta potentemente dalla propaganda, fu l’occasione per coinvolgere il mondo rurale nelle sue varie espressioni. L’immagine del Duce che falcia il grano, a torso nudo come i contadini veri, fece il giro dei cinegiornali di tutta Italia e venne ripresa dai media mondiali. La pubblicizzazione delle innovazioni colturali per ottenere maggiori rese per ettaro, finalità principale di tutta la campagna, venne sostenuta e condotta con ogni mezzo, talché contadini, coltivatori, proprietari, tecnici agricoli, insegnanti e scolaresche, assecondarono con passione l’idea dell’autonomia dell’Italia in campo cerealicolo facendo si che il mondo delle campagne divenisse una colonna portante della nazione. Non fu escluso nessuno, ed anche il clero fu arruolato con il rito della benedizione delle sementi nel mese di ottobre davanti al sagrato delle chiese dopo la Messa domenicale.
Manifestazioni di sostegno alla battaglia del grano a Città di Castello (dal web) |
Carro agricolo ad Alfonsine (RA) in occasione della festa del vino (dal web) |
Ma l’idea della rinascita dell’agricoltura, che sta alla base della “battaglia del grano”, si sposa anche con la riscoperta della grandezza dell’antica Roma, che già in una certa idea di architettura razionalista stava prendendo piede a quei tempi. E’ in questo quadro che entra in ballo la dea latina Ceres, adorata dai popoli italici preromani ben prima che il culto della greca Demetra giungesse nella Penisola. Cicerone, nel Pro Balbo, ricorda infatti che nel 133 a.C. un oracolo ordinava categoricamente ai Romani di placare “l’antichissima Cerere” mediante riti e sacrifici affinché si degnasse di mettere fine alle carestie. Dea dell’agricoltura, da Cerere ha origine il nome “cereali” che erano tra i maggiori doni che ella dispensava agli uomini per fronteggiare le carestie nella vita terrena e nell’Oltretomba. Inoltre, Cerere insegnava agli uomini a lavorare i campi, mostrando ad essi le antiche virtù femminili come le abilità nel filare e nel tessere. Nelle raffigurazioni romane Cerere indossava una corona di spighe e reggeva la fiaccola della sapienza con una mano mentre con l’altra teneva un canestro di grano e frutta o una cornucopia straripante di ogni frutto della terra[1].
La dea Cerere (da www.romanoimpero.it) |
La dea veniva celebrata anticamente in occasione delle Cerealia, il 12 di aprile, con un rito propiziatorio di fecondità nel quale si sacrificavano vacche gravide, fordae boves, sul Campidoglio. I vitelli estratti dalla Virgo Vestalis Maxima, ovvero dal ventre delle mucche, venivano bruciati e le loro ceneri usate dalle vestali dopo il Natale di Roma, il 21 aprile, per purificare il popolo durante i Parilia, festività decretate da Numa Pompilio. Cerere era quindi la nume tutelare della Terra, perché non solo ne proteggeva i raccolti, ma propiziava anche la fertilità e le nascite per piante, animali e uomini. E questo aspetto di rinnovamento delle specie tramite le nuove nascite, la propaganda del regime fascista ha saputo sfruttare in ambito demografico con l'avvio dell’altra grande campagna che prese il via dal 1927, ovvero la “battaglia delle nascite”, e che si collega strettamente all’antico culto di Cerere come dea della fertilità, non solo in agricoltura.
Passeggiata di autorità civili e religiose in Corso Vittorio Veneto (oggi Corso Francesco Petrarca)
Descrizione dello scatto
La foto è stata postata da Fabio Romagnoli, uno degli amministratori della pagina e membro esperto del gruppo (vai al post su Facebook). La foto proviene dai ricordi personali di Anselmo Crocicchia ed è stata da me digitalizzata nel 2005, in occasione del Natale di Capranica di quell’anno. E’ stata poi messa a disposizione per la mostra Capranica e capranichesi in foto, e da lì ripubblicata innumerevoli volte su Facebook. La foto mostra un alto prelato che cammina, al centro della via, in compagnia del sindaco Anselmo Crocicchia (a sinistra per chi guarda) e dei due parroci di Capranica, Don Antonio Pompei (parroco di San Giovanni Evangelista) e Don Antonio Paglia (parroco di Santa Maria). Davanti alle quattro autorità, si vede un giovane Renzo Luzzitelli (classe 1954) e a sinistra, in primissimo piano, Giulio Simoncini. Defilati a sinistra, in secondo piano, Pier Luigi Nicolini mentre cammina conversando con Trento Morera.
Considerazioni e datazione
Lo scatto ha una data precisa: domenica 21 novembre 1965. Il cardinale cileno Raúl Silva Henríquez, padre conciliare, dopo aver deposto una corona di alloro in memoria di John Fitzgerald Kennedy, nella via appena intitolata al Presidente Americano, insieme al sindaco Anselmo Crocicchia, a don Antonio Pompei e a don Antonio Paglia, si dirige verso la chiesa di San Giovanni per celebrare la "Messa per la Pace", una iniziativa del Centro Capranichese di Cultura Politica per la Nuova Frontiera, ideato e sostenuto da Pier Luigi Nicolini, che nella foto è ritratto in secondo piano a sinistra in compagnia di Trento Morera. Gli striscioni elettorali annunciano le elezioni provinciali, programmate per la settimana dopo, il 28 e 29 novembre 1965, che videro l’affermazione della Democrazia Cristiana. Della giornata si conservano altri numerosi scatti che pubblichiamo più in basso.
Centro Capranichese di cultura Civica e Politica per una Nuova Frontiera, invito alla Messa per la Pace (21 novembre 1965), celebrata dal card. Raúl Silva Henríquez |
L’autore delle foto è Francesco Morera (Checchine’) e le foto sono state digitalizzate nel 2005 da Fabio Ceccarini, concesse da Anselmo Crocicchia a corredo di un'intervista da parte di Salvatore Regoli nell’annuale manifestazione civica del VII luglio - Natale di Capranica. Alcuni scatti erano danneggiati a causa di una “non ortodossa” conservazione nell’album dove erano raccolti, attaccati alle pagine con strisce di scotch. Hanno quindi subito “tagli” di formato. In alcune foto si notano ancora gli “scalini” della differenza di spessore dello scotch, ben evidenziati in sede di digitalizzazione.
Qualche nota ancora sull'evento documentato dalla foto. La giornata prese il via alla chiesa della Madonna del Piano, con l’arrivo del cardinale Silva Henríquez a bordo di una FIAT 1500 bianca. Il presule si trovava in quei giorni in Italia in occasione della sessione conclusiva del Concilio Vaticano II (la quarta, dal dal 14 settembre all'8 dicembre 1965). Silva Henríquez (Talca, 27 settembre 1907 – Santiago del Cile, 9aprile 1999), era salesiano, ed infatti è accompagnato da un giovane Antonio Di Stefano, allora chierico salesiano, che si può vedere nelle foto con una borsa portadocumenti. Ad accogliere il padre conciliare fu il sindaco Anselmo Crocicchia, Pier Luigi Nicolini ed un gruppo di maggiorenti dell’epoca. Nelle foto si distinguono Umberto Mantrici, Domenico Oroni, Luigi Colognola, l’ex sindaco Antonio Buzi, il parroco di San Giovanni Evangelista, don Antonio Pompei, il guardiano del convento della Madonna del Piano, padre Edoardo Flamini, un nutrito gruppo di operai della Ditta Nicolini. Di seguito un po' di scatti relativi all'arrivo ed accoglienza di Silva Henríquez.
Padre Edoardo Flamini, guardiano del convento della Madonna del Piano, accoglie le autorità e il card. Silva Henriquez |
Dopo la celebrazione della messa nella chiesa della Madonna del Piano, le autorità si dirigono in corteo, accompagnate dalla banda musicale comunale, al quartiere del Sacro Cuore per deporre una corona di alloro in memoria di John Fitzgerald Kennedy e sostare davanti alla piccola statua del Scaro Cuore.
21 novembre 1965 - Il maestro Guido Boccalini dirige la banda comunale in direzione del quartiere del Sacro Cuore |
21 novembre 1965 - Il corteo sulla via Cassia. Terenziano De Angelis e Giovanni Torselli portano una corona di alloro |
21 novembre 1965 - Viene deposta la corona d'alloro sotto alla fotografia di J.F. Kennedy. Da notare la "regìa" attenta di Pier Luigi Nicolini che, defilato, da' indicazioni ai due portatori. |
21 novembre 1965 - Davanti alla piccola statua del Sacro Cuore, benedetta nel 1958 in occasione della partenza per le missioni di Padre Gianni Giampietro, altra sosta del corteo di autorità e del pubblico presente. Con l'impermeabile bianco, vicino a Pier Luigi Nicolini, si riconosce il preside della Scuola Media Statale "G. Nicolini", Tullio Agabiti |
La mattinata si concluse, infine, con la visita della Chiesa di San Giovanni ed il pranzo all'Educandato Tempesti.
21 novembre 1965 - questa è la foto pubblicata su FB |
21 novembre 1965 - da notare i banchi del mercato che, fino alla fine degli anni Sessanta del '900, si svolgeva di domenica |
La mattinata si conclude con un pranzo all'Educandato Femminile Tempesti (Suore A.S.C.). |
Una celebrazione religiosa e militare in piazza San Francesco
Descrizione dello scatto
Anche questa foto è stata postata da Fabio Romagnoli (qui il link). Fa parte di quelle che “girano” da anni su Facebook e vengono ripostate più e più volte. Fu pubblicata per la prima volta sul social da Alessandro Pernella, che ebbe modo di fotografarla con lo smarphone nell’album dei ricordi di Don Luigi Micheli, conservato dalla cognata Lola Galloni Micheli (Apollonia). Il sottoscritto l’ha potuta digitalizzare su concessione della suddetta Sig.ra Galloni nel 2010 per inserirla nel materiale fotografico della pubblicazione “Capranica sparita” di Trento Morera, dallo stesso curata con introduzione e note, edito nel 2011 da Edizioni Biblioteca Comunale di Capranica. La foto si trova riprodotta a pagina 27. Ecco di seguito lo scatto pubblicato su Facebook:
Considerazioni e possibile datazione
E’ stato sempre detto e scritto che si tratterebbe dell'inaugurazione/benedizione
del sagrario dei caduti della Grande Guerra, ricavato al centro delle scale che
salgono alla chiesa di San Francesco dall'arch. Antonio Muñoz, autore del
restauro del Tempio. Nell'intervento, completato nel 1927 su progetto del
Soprintendente Muñoz, era stato inserito il piccolo sacrario scavando sotto il
sagrato sopraelevato della chiesa. Il podestà Luigi Buzi il 4 novembre 1927 pronunciò
per l’occasione un discorso che raccolse poi nella pubblicazione dal titolo Discorso pronunciato per l’inaugurazione
della cappella votiva ai Gloriosi Caduti nella Guerra di Redenzione 1915-1915 –
IV novembre 1927. Sulla base di questi dati, si è sempre ritenuto – ed io
anche ero tra questi – che la data dello scatto fosse il 4 novembre 1927. E'
chiaro che nella retorica del tempo, basata sull'esaltazione del sacrificio dei
migliaia di morti della Grande Guerra, anche la coreografia militaresca volesse
il suo ruolo, e pertanto era sicuramente plausibile che il ragionamento
tornasse senza una piega sulla base della presenza dei cannoni, dei militari
schierati, della banda, del clero. Tuttavia, guardando bene la fotografia, dobbiamo
soffermarci attentamente sui personaggi che vi sono ritratti e su altri
particolari, apparentemente insignificanti. Nella foto pubblicata su Facebook
alcuni di questi mancano. Come in basso a sinistra, dove manca completamente la
vista della banda comunale, che invece si vede schierata nella foto originale che troviamo riprodotta di seguito:
Foto di prop. famiglia Micheli, concessa per la pubblicazione Capranica Sparita e la mostra "Capranichesi" |
In questa si distingue bene la longilinea figura del maestro Guido Boccalini (20 giugno 1890 - 29 agosto 1970), in giacca e cravatta. Al centro, sempre in basso, sono visibili, insieme a due Camice nere, due militi della M.V.S.N., mentre altri quattro sono schierati a sinistra, con altre due Camice nere. Davanti al sacello dei caduti sono visibili tre prelati. Quello al centro è il vescovo Mons. Luigi Maria Olivares (Corbetta, 18 ottobre 1873 – Pordenone, 19 maggio 1943), salesiano nominato nel 1916 in sostituzione del tedesco Bernardo Doebbing, in seguito alla sua morte. A sinistra e a destra vi sono due sacerdoti, mentre un terzo sacerdote, in paramenti sacri, sta officiando la funzione sacra rivolto ad un altare all’aperto, posto di fronte all’ingresso principale della chiesa. A sinistra è sicuramente Don Luigi Persiani, parroco di Santa Maria, predecessore di Don Pacifico Chiricozzi. A destra del vescovo, il sacerdote dalla corporatura massiccia è sicuramente Don Luigi Micheli (Ronciglione, 1 settembre 1907 - Capranica, 18 settembre 1962). E questo è il primo dei problemi rispetto alla datazione della foto al 4 novembre 1927. Infatti Don Luigi, trasferito da Fiano Romano dove aveva preso servizio fresco di ordinazione, viene nominato arciprete parroco di San Giovanni Evangelista nel 1932. Rimarrà parroco per circa 30 anni, fino alla sua morte, avvenuta il 18 settembre 1962 a causa di un infarto. Nel 1927 aveva 20 anni, non era neppure diacono transeunte. E dunque, se la foto non è stata scattata nel 1927, quando si può datare? Vediamo altri due indizi.
I militari schierati sul sagrato sopraelevato della chiesa indossano l’elmetto. E’ il modello M33, entrato in vigore con la riforma delle uniformi del Regio Esercito varata nel 1933 (c.d. riforma Baistrocchi) e che decretò l’accantonamento della storica divisa grigioverde della Prima Guerra Mondiale. Nella foto, tra l'altro, anche la divisa indossata dai militari è la nuova uniforme metropolitana che il Regio Esercito adottò in base alla riforma Baistrocchi[2]. E in basso a destra, dove si notano altri militari, è possibile vederne alcuni con il copricapo "a bustina", entrato in vigore il 1° giugno 1934.
Quindi non possiamo datare la nostra foto prima del novembre 1934, celebrazione della vittoria della Grande Guerra. Potrebbe, a questo punto, trattarsi di una celebrazione per celebrare i caduti della Guerra d’Etiopia. Questo giustificherebbe la necessità di una celebrazione che richiedesse la presenza del Vescovo, in occasione della posa della lapide commemorativa della morte di Piccirilli Alessandro, unico caduto capranichese nella guerra:
Guerra
Italo-Etiopica
Piccirilli Alessandro
Nato in Capranica
XXXI Maggio MCMCIV
Morto in Adua
XIV Aprile MCMXXXVI
Per la grandezza
Di Roma Imperiale
La lapide commemorativa di Alessandro Piccirilli all'interno del sacrario dei caduti di tutte le guerre |
Conclusioni: non possiamo spingere la datazione delle foto prima del novembre 1934 e oltre il novembre del 1936, ma è più probabile al novembre 1936.
Una foto scherzosa con tre personaggi “di peso”
Descrizione dello scatto
La foto è stata postata da Fabio Romagnoli (ecco il link). Ritrae tre persone piuttosto corpulente in un piccolo giardinetto all’italiana, due delle quali in piedi su piccole colonnine con capitello di marmo con decorazioni romaniche, rispettivamente a destra e a sinistra della composizione. A sinistra un uomo con bastone, distinto e signorile, in completo doppio petto, guarda l’obiettivo della macchina fotografica; a destra un sacerdote in talare, che nel rivolgersi all’uomo con il bastone fa con la mano destra il segno del numero 2. Al centro, una terza persona, in piedi nel mezzo del vialetto, in giacca con cravatta e basco, scarpe con ghette bianche, sorride divertita. Ecco la foto postata:
Considerazioni e possibile datazione
Come la precedente, anche questa foto fa parte dell’album dei ricordi di Don Luigi Micheli, conservato dalla cognata Lola Galloni Micheli (Apollonia). Il sottoscritto l’ha digitalizzata su concessione della suddetta nel 2014, stavolta per inserirla tra quelle della mostra “Capranichesi”. A destra è ritratto Don Luigi Micheli; al centro il comm. Evaldo Chiassarini, detto l’Americano; a sinistra, l’uomo col bastone è il prof. Paolo Cherubelli. Di seguito la foto digitalizzata:
Due parole sul prof. Cherubelli. Era questi uno studioso di San Bernardino da Siena, amico di Giovanni Papini, intellettuale cattolico di spessore. Era rettore dello Studio Teologico per Laici di Firenze. Tuttavia, era milanese di nascita e spesso usava lo pseudonimo giornalistico di "Paolo da Milano". Cherubelli era un conferenziere che spesso veniva invitato in giro per la Penisola su argomenti teologici. L'epoca dello scatto dovrebbe essere la seconda metà degli anni Quaranta, più verso il 1945 che verso il 1950. Lola Galloni, infatti, in occasione della digitalizzazione mi disse che fu scattata a villa Lazzè, nel giardinetto di fronte alla casa. Tuttavia non sono riuscito a trovare archetti a nicchia sul muro di contenimento, che pure esiste nella medesima posizione che si vede nella foto (sopra al muro passa la stradina che oggi porta al "boschetto" - parco dei Castagni). Se ciò fosse vero, potrebbe essere confermata l'epoca dello scatto in concomitanza con l'incarico da Sindaco di Pietro Lazzè (luglio 1944-giugno 1946, nominato dal Governo Alleato). Lo stesso Lazzè compare probabilmente in fondo alla foto, dietro alle gambe di Cherubelli, nella medesima posizione che conserva in un secondo scatto, stavolta postato da Antonio Barella (vai al post), trovata tra i ricordi di famiglia:
Foto postata su FB da Antonio Barella |
Altra stampa di quest’ultimo scatto è conservata tra quelle digitalizzate dal sottoscritto nel 2014. In questa foto, Pietro Lazzè è in piedi a sinistra e sembra aver conservato la posizione nella foto precedente. Ecco la seconda foto colorizzata per esperimento dal sottoscritto nel 2020, sotto quarantena covid19:
Come osserva Antonio Barella, sarebbe interessante conoscere l'autore dello scatto, che potrebbe essere Giuseppe Barella, marito di Giselda Chiassarini e padre dello stesso Antonio.
[1] Per approfondire: https://www.romanoimpero.com/2010/01/il-culto-di-cerere.html
[2] Vedi Coccia Sergio – Pignato Nicola, Le uniformi metropolitane del Regio Esercito dalla riforma Baistrocchi all'inizio della II G.M., Ufficio Storico dello S.M.E., 2005, pp. 11ss.. Per l’elmetto Mod. 33, pp. 149ss; per le uniformi dei sottoufficiali e della truppa, pp. 135ss
________________________________________________________
Citare questo documento / Citer ce document / Cite this document
CECCARINI, Fabio, «Su alcune vecchie foto pubblicate sulla pagina Facebook “Volti Capranichesi – Tagga l’avo!”», Capranica Storica, 11/06/2023 - URL: https://www.capranicastorica.it/2023/06/su-alcune-vecchie-foto-pubblicate-sulla.html
Questo articolo di Fabio Ceccarini è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale.
Complimenti Fabio! Non finirai mai di stupirci con le tue capacità di ricerca e condivisione
RispondiEliminaGrazie!
Great post thannks
RispondiElimina